Cronaca locale

«Qui da solo nel mio Mexico rivivo 40 anni di proiezioni»

Sancassani, patron della storica sala di via Savona «Che tristezza stare chiusi, qui c'è tutta la mia storia»

Luca Testoni

«Cari amici, mi mancate tanto. Mi manca il mio cinema, la routine dell'uscita mattutina di casa con una sfilza di cose da fare, la ricerca spazientita di un parcheggio in zona Tortona che, si sa, è come vincere un terno al Lotto ogni giorno; il giro di chiave nella saracinesca; il giro di controllo per vedere lo stato dell'arte delle pulizie in sala; la mia poltrona un po' sfondata, ma tanto comoda in ufficio. E mi mancate voi. Che entrate e vi accostate alla cassa: sorridenti o curiosi del film che vedrete o compiaciuti di esserci o immersi nei vostri pensieri e desiderosi di toglierveli dalla testa per un'ora o due».

Antonio Sancassani, patron del cinema Mexico di via Savona 57, chiuso dalla bellezza di 48 giorni, e apprezzatissimo per una programmazione fatta di intuito, coraggio e indipendenza ha postato una lettera che colpisce al cuore. Per empatia e voglia di sopravvivere anche in questo periodo così difficile, ma anche per la grande passione per il cinema di un esercente, nato come proiezionista nella natia Bellagio, nella cui sala va in scena da quasi 40 anni il rito collettivo del Rocky Horror Picture Show e in cui è stato proiettato per più di un anno di seguito il film di Giorgio Diritti Il vento fa il suo giro, la prima di tante proiezioni indipendenti di successo.

A testimoniare la peculiarità di Sancassani, i tanti premi ricevuti (l'Ambrogino d'oro al Cinema Mexico e il premio Lizzani 2015 come esercente dell'anno) e i due docu-film che hanno raccontato l'epopea del padrone del Mexico: In via Savona 57 di Gregory Fusaro e Massimiliano Vergani, ora visibile gratuitamente su Vimeo, e il più recente Mexico, un cinema alla riscossa, di Michele Rho.

«All'inizio, pensavo che la richiesta di Rho fosse una boutade, ma poi ha insistito. Mica posso fare l'attore, gli ho detto. Lui mi ha risposto: Mi devi solo permettere di seguirti in tutto quello che fai per il tuo cinema», ha raccontato Sancassani.

Rho è stato di parola: lo ha seguito agli incontri del cinema d'essai e nella casa di famiglia sul lago di Como; dove va a prendere fisicamente i film e la carta per fare le fotocopie per i volantini; in ufficio e in sala, dove Umberto Eco era di casa e Giorgio Armani lo è ancora. «Ho una foto che mi è cara: sono assieme Bernardo Bertolucci sul palco del cinema Mexico. L'hanno scattata a fine anni Novanta ai tempi di una rassegna curata da Jordan Stone. Si era materializzato qui da me per proiettare la sua copia originale di Ultimo tango a Parigi. Non le dico che emozione quando mi ha affidato le sue pizze per la proiezione», snocciola dal libro dei ricordi.

«Sono recluso come tutti e devo aver pazienza», confida Sancassani. «Da quando ho chiuso, sono stato solo un paio di volte al cinema per far lavorare un po' il server e verificare che tutto fosse a posto. Sono stato seduto da solo nella sala a luci spente ed è stato un tuffo al cuore: mi sono passati davanti agli occhi 40 anni della mia vita».

Una vita trascorsa a fare «uno dei mestieri più belli del mondo».

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