Cronaca locale

Rabbia al Trivulzio. I lavoratori: "Basta col fango su di noi"

Infermieri e sindacalisti si ribellano alla violenta campagna contro la casa di riposo. "Altissimi livelli di sicurezza. Assurdo attaccare chi ci sta tutelando"

Rabbia al Trivulzio. I lavoratori: "Basta col fango su di noi"

«Finora la nostra risposta a chi getta fango sul Trivulzio, anche dall'interno, è stata: lavoro a testa bassa e assistenza ai pazienti. Adesso però siamo stanchi, la maggioranza silenziosa è stata anche la più colpita dagli attacchi. Siamo sindacalisti, il nostro ruolo è fare battaglie e se i dirigenti dell'istituto se lo meritassero, saremmo i primi a denunciarli. Ma oggi sarebbe davvero assurdo attaccare chi ci sta tutelando nell'emergenza». Parlano i lavoratori del Pat. Ci sono i responsabili aziendali dei due sindacati di «comparto» di maggioranza tra i quasi novecento dipendenti, Fials e Uil. Rappresentano tecnici, operatori, sanitari (esclusi i medici), amministrativi (esclusi i dirigenti). Con loro intervengono un infermiere, una rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, un'addetta al servizio di prevenzione, altri due delegati. Raccontano la sofferenza di questi mesi e l'orgoglio del posto in cui lavorano. Non gridano, non puntano il dito. Ma ognuno di loro vuole portare una testimonianza. È la prima volta che cercano una sponda mediatica e la prima forse che attaccano colleghi sindacalisti, di altre sigle, pur senza nominarli. Nei giorni scorsi hanno scritto una nota per dire che qui la gestione dell'epidemia non è affatto «confusionaria». Spiega Raffaele Pereposti (Fials, 110 iscritti al Pat): «Ci facciamo portavoce dei colleghi, chi ha urlato sui giornali contro l'istituto rappresenta una minoranza».

Luigi Manconi, 63 anni, da 42 al Pio Albergo, gestisce i magazzini ed è responsabile Uil (450 tessere). «Ero in pensione - sottolinea -, sono rientrato per dare una mano. Mi sento più protetto qui che all'esterno. I numeri dei contagi tra i lavoratori sono più bassi rispetto a molti ospedali. Non abbiamo mai abbassato la guardia, neppure con il caldo estivo, quando gli operatori sanitari di tutti i reparti hanno continuato a indossare i dpi completi». E mascherina per tutti, ovunque nella struttura, dopo le iniziali difficoltà tra febbraio e marzo. «Chi non la porta correttamente - continua Manconi - viene richiamato o sanzionato». Il nodo sanzioni, arrivate per inosservanze e condotte di vario tipo: non 120 come dichiarato da qualcuno, dicono al Trivulzio, ma trentatré nel 2019 e quarantotto nel 2020. Sottolinea ancora il sindacalista: «Ci sono pazienti fragili, basta pochissimo per portare dentro il virus e rivedere tutti quei funerali». Il rapporto con la direzione? «Non siamo certo i loro migliori amici, però collaboriamo. Pensiamo al bene dell'istituto e dei malati e difendiamo il nostro impiego».

Nei gruppi addetti agli screening sui lavoratori ci sono rappresentanti dei medici e del personale: «Facciamo tamponi con il drive-in e a domicilio - dice la Rls - Quando un lavoratore risulta positivo, tamponiamo anche i suoi contatti. Inoltre sottoponiamo al test i dipendenti delle ditte esterne, elettricisti, manutentori... E quando tamponiamo il personale a domicilio, tamponiamo tutta la famiglia». L'addetta alla prevenzione si occupa di messa in sicurezza degli ambienti, percorsi «pulito-sporco», zone per la vestizione: «Facciamo audit e verifiche periodiche con i lavoratori, con le Rsu - spiega - Abbiamo raggiunto un alto livello di sicurezza». L'infermiere: «Quando descrivo ai miei colleghi di altri istituti le precauzioni adottate dal Trivulzio, non ci credono. Altrove non è così. Inoltre poche strutture si fanno carico di tamponare i dipendenti e spesso gli infermieri che fanno il test con l'Ats devono aspettare settimane prima di rientrare al lavoro».

Al Pat i lavoratori sono sottoposti a tampone ogni quindici giorni su base volontaria, mentre è obbligatorio fare il triage. I pazienti della Rsa ogni 15 giorni, i degenti delle Cure intermedie ogni settimana. Il bollettino più recente dice tre operatori sanitari e diciotto non sanitari (sedici di ditte esterne) risultati positivi nel periodo dal 19 ottobre al 12 novembre. L'1,83 per cento dei 1.144 tamponati.

Dei 276 pazienti sottoposti a test fra il 3 e il 9 novembre, quattro sono risultati positivi (nessuno nella Rsa).

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