Raoul Bova: "Torno sul palco. Mi fece vincere la timidezza"

L'attore debutta al Manzoni con Chiara Francini. "Portiamo sulla scena le ansie del matrimonio"

Raoul Bova: "Torno sul palco. Mi fece vincere la timidezza"

Ci sono voluti vent'anni, ma sul palcoscenico c'è tornato. E ad ascoltare ciò che dice, la sensazione è che da lassù non ci scenderà più. «Alla fine degli anni '90 la mia prima esperienza teatrale fu al Piccolo, con uno spettacolo intitolato Macbeth Clan. Fu un'esperienza che mi fece crescere: per me arrivare a ogni fine serata era una vittoria. Il palcoscenico mi è servito per sconfiggere la mia atavica timidezza. Ora, da due anni giro l'Italia in tournée a colpi di tutto esaurito, la mia è stata una completa immersione nel teatro e nel confronto diretto col pubblico, ho girato luoghi e teatri splendidi, scoprendo arte e cultura talvolta nascoste, e poiché non ho molti metri di paragone, mi è sinceramente difficile spiegare il perché di tutto questo successo». Intanto, come si dice a Milano, prendi e porta a casa. Due - in cartellone al Teatro Manzoni da questa sera al 25 febbraio (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 39-15 euro, info 02.76.36.901) è una commedia intelligente e amara, scritta da Astutillo Smeriglia e Luca Miniero e da quest'ultimo, già regista cinematografico di successo al botteghino come Benvenuti al Sud, diretta. Tanto cinema davanti e dietro le quinte, dunque, se si pensa che Raoul Bova e Chiara Francini sono volti conosciuti più per il grande (o piccolo) schermo che per il teatro. Chissà mai se questo Due - storia di Paola e Marco, una giovane coppia che prende la decisione di sposarsi dopo sette anni di convivenza diventerà mai un film: «Non so se Miniero ci abbia pensato mente spudoratamente Bova - però io e Chiara lo interpreteremmo volentieri». In una scenografia rappresentante una camera da letto, affollata di sagome in plexiglass ipotesi di vite future (dalla Barbie con cui Marco potrebbe tradire Paola, ai figli ancora senza nome e volto), i due giovani riflettono su come sarà il proprio futuro dopo il grande passo. Chiara Francini si cala nei panni di una donna in bilico tra tradizione e modernità: «Paola è una donna libera, lavora e non ha paura di farsi anche le domande più scomode spiega l'attrice toscana - ma allo stesso tempo vuole realizzarsi anche nel matrimonio. Cerca l'amore che abbia una stabilità». Quest'ultima le potrà venire da Marco? «Ogni matrimonio è una presa di coscienza e un'assunzione di responsabilità spiega Raoul Bova dunque nell'immaginarlo irrompono ansie, dubbi, paure, aspettative. La mia idea, coltivata in questi anni, è che forse al matrimonio si dovrebbe giungere in età matura, quando si ha più consapevolezza di ciò che comporti.

Così non scarichi sull'altro le tue inquietudini». Un letto da montare stile Ikea al centro della scena suggerisce come per il matrimonio non esita un libretto delle istruzioni. Che fine farà quel letto lo dirà il finale della commedia.

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