Gli instant poll, più volgarmente detti sondaggi, danno Roberto Maroni in vantaggio di tre punti su Umberto Ambrosoli. Alle Politiche il centrodestra è in netto vantaggio e Roberto Maroni può ragionevolmente pensare di salire a Palazzo Lombardia. Nonostante questo Umberto Ambrosoli coltiva ancora qualche vaga speranza di farcela. Il voto per le Regionali è diverso e c'è ancora un'incognita legata al voto disgiunto di montiani e grillini.
Lo spoglio per Palazzo Lombardia inizierà oggi pomeriggio alle due. Nel frattempo, si possono fare solo previsioni, guardando i risultati che arrivano dal Senato e soprattutto dalla Camera (dove si vota a partire dai diciotto anni come per la Regione, mentre per il Senato di anni ne servono venticinque), che vedono il centrodestra avanti.
Nella Lega si respira ottimismo e la convinzione che l'alleanza con il Pdl sia stata la miglior scelta possibile. Roberto Maroni, che ha trascorso il pomeriggio in via Bellerio ad aspettare i risultati elettorali con Umberto Bossi, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. La Lega ha perso il 6 per cento dei consensi in Lombardia (in base ai voti del Senato). Ma Flavio Tosi ha già detto che in caso di vittoria in Lombardia non è il caso che Maroni si dimetta da segretario. E questo vuol dire che la sua vittoria sarebbe completa.
Una variabile è rappresentata dal voto dei Grillini e dei partiti legati alla Lista Monti. La candidata del M5S, Silvana Carcano, e il candidato dei montiani, Gabriele Albertini, nei sondaggi risultano rispettivamente al 17 e al 10 per cento. Ma rimane la domanda: tutti i grillini nella scelta del candidato presidente hanno votato per Silvana Carcano? E tutti i montiani hanno scelto Ambrosoli? È anche dalla risposta a questa domanda che dipende il risultato finale del match tra Maroni e Ambrosoli.
Il dubbio si chiama voto disgiunto, ovvero la possibilità di votare per un candidato e contemporaneamente per un partito che sostiene un candidato diverso. Gli esempi non mancavano, sia per il M5S che per gli elettori di Monti. Dario Fo, sul palco di piazza Duomo, aveva annunciato che avrebbe votato Ambrosoli. E anche Adriano Celentano, che pure ha legato la propria immagine a Grillo e ha cantato per lui, ha poi fatto sapere che avrebbe votato Ambrosoli. Così, sul fronte dei montiani, Pietro Ichino e la capolista alla Camera, Ilaria Borletti Buitoni, hanno assicurato il proprio voto all'avvocato del centrosinistra.
Il Pd punta tutte le residue speranze sul voto disgiunto. Dice il segretario regionale, Maurizio Martina: «Auspico che venga premiata l'originalità e l'autonomia della sua proposta e il fatto che abbiamo messo in campo una coalizione più larga e in grado di intercettare consensi sia tra gli elettori della lista Monti che da quelli del Movimento 5 Stelle». E anche Albertini confessa di confidare ancora in una vittoria del centrosinistra: «Continuo a credere che in Lombardia è favorito Ambrosoli, anche se di una manciata di voti, perché la situazione in questa regione è diversa». Ma come dice il presidente uscente, Roberto Formigoni: «A meno di imprevedibili sconvolgimenti, il centrodestra continuerà a governare la Lombardia».
Mario Mantovani, coordinatore regionale del Pdl, non sembra preoccupato dal voto disgiunto: «È più materia di specialisti che di popolo. Secondo me è da cancellare perché crea confusione e aiuta accordi di palazzo». Non si sbilancia sui risultati: «L'auspicio è che si riproponga la situazione del Senato, dove il centrodestra è in netto vantaggio. Mi fa ben sperare, ma vorrei che si facesse appello alla prudenza».
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