Regione, Ismail sfida l'Ucoii «No al Medioevo dell'islam»

Nasce il Forum delle idee creato dalla ex dirigente Pd «Noi i musulmani liberali, ora basta oscurantismo»

Alberto Giannoni

La battaglia contro l'islam politico arriva in Regione. Nascerà al Pirellone, infatti, fra poche settimane, il «Forum delle idee e del confronto», la creatura di Maryan Ismail, antropologa italo somala diventata voce e volto di un islam diverso. «Un islam liberale» spiega Ismail, che uscendo dal Pd milanese pochi mesi fa, ha dato il via a un caso tuttora aperto, accusando i suoi ex compagni di aver scelto come interlocutore la parte oscurantista e ortodossa (sebbene minoritaria) dell'islam.

L'ultimo imbarazzante capitolo di questa spinosa vicenda, per i Democratici, risale a pochi giorni fa, con la presentazione a Palazzo Marino di un dossier sul «rapporto non occasionale fra Pd e islamismo politico». Protagonista dell'iniziativa, con Ismail, anche Matteo Forte, il popolare che in Consiglio comunale è impegnato nella stessa battaglia. Anche stavolta Forte e Ismail saranno fianco a fianco. Con loro anche Alessandro Colucci, consigliere regionale e coordinatore di «Lombardia popolare», ma gli invitati appartengono ad aree diverse e vanno dal governatore Roberto Maroni alla vicepresidente del Consiglio Sara Valmaggi, Pd, alla leader della Cgil Susanna Camusso, all'ex candidato sindaco di Milano Stefano Parisi, oggi fondatore di «Energie per l'Italia», movimento che a Ismail ha assegnato un posto da relatrice nel corso di Megawatt, la sua convention programmatica di settembre.

«Il nostro - spiega Ismail - è un gruppo aperto, laico, persone di fede islamica che non si sentono rappresentate e vogliono far uscire una voce finora silenziosa, quella dei musulmani che rifiutano l'intruppamento imposto finora. Vogliamo essere autonomi e portare contributi positivi, tirare fuori il meglio dell'islam, vogliamo un islam che entri nella modernità». L'immagine usata è eloquente: «Islam e modernità devono cominciare a essere come acqua e zucchero. Non più acqua e olio. La religione non deve più essere più polarizzante, per avere integrazione contro l'integralismo».

Al bando ogni ipocrisia su un impossibile unanimismo: «Il nostro orizzonte è la Costituzione italiana. Noi non siamo salafiti - scandisce - non siamo wahabiti e che non abbiamo niente a che vedere con la Fratellanza musulmana».

Sullo sfondo, ovviamente, la minaccia del jihadismo, che Ismail ben conosce anche direttamente, purtroppo (il fratello Yusuf Mohamed Ismail Bari-Bari, ambasciatore somalo all'Onu, due anni fa è stato ucciso con altri 17 nella capitale somala, da una strage jihadista). «Noi vogliamo che si esca dal binomio islam=terrorismo, siamo contro l'oscurantismo e il ritorno al Medioevo dei precetti obbligatori».

Il neonato Forum sarà organizzato in dipartimenti: i giovani - già attivi - le donne, la cultura islamica. E - avverte Ismail - chiederà riconoscimenti giuridici a tutti i livelli. Il 16 gennaio, intanto, il ministro Marco Minniti ha riunito le rappresentanze dell'Islam Italiano accreditate presso il ministero dell'Interno. C'era l'Ucoii.

E insieme a Maryan Ismail, che in quella sede rappresenta la numerosa comunità somala, c'erano la Coreis di Yahya Pallavicini (imam di via Meda) la Confederazione Islamica Italiana e i muridi senegalesi. La partita della rappresentanza è aperta. «Noi vogliamo il Rinascimento dell' islam» annuncia Ismail.

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