La Regione: «Tagli? Via 10 ospedali»

Per Maroni posti letto in pericolo con il miliardo in meno dal governo e rischio aumento tasse (Irpef e Irap)

La chiusura di dieci ospedali, l'aumento dei ticket sanitari invece del loro promesso azzeramento, crescita di tasse come le addizionali regionali Irpef e Irap, lo stop alle nuove infrastrutture e la diminuzione dei treni per pendolari e studenti. Niente più contributi alla Scala che rischia di far la fine dell'Opera di Roma, senza dimenticare l'impatto che avrà sulle famiglie il governo che azzera il fondo per le scuole paritarie. Sono queste, secondo il governatore Roberto Maroni e l'assessore all'Economia Massimo Garavaglia, le prime conseguenze dei tagli chiesti alle Regioni dal premier Matteo Renzi che mentre annuncia una manovra basata sul taglio delle tasse, costringe gli enti locali a trasformarsi in gabellieri e chiedere ai cittadini molto più dei risparmi sbandierati dal governo.

Perché dai conti fatti in Regione, dei 4 miliardi a cui vanno aggiunti il miliardo e 800 milioni già previsti, almeno 930 sarebbero i milioni di euro depennati alla Lombardia. Per Maroni «conti drammatici perché ben 730 toccherebbero alla sanità e 200 agli altri servizi». Con l'immediata conseguenza delle chiusura di dieci ospedali e l'impossibilità di eliminare i ticket sanitari. Di «minacce infondate», parla il segretario del Pd Alessandfo Alfieri, mentre è dura la reazione dell'assessore alla Salute Mario Mantovani che tweetta un inequivocabile «Renzi: via primari e dirigenti? Una cura utile a Roma, non alla salute dei lombardi!». Per Garavaglia «con questi tagli salta il sistema e altri tagli da fare qui in Lombardia non ce ne sono». I costi della politica? «Se anche chiudessimo tutto il consiglio regionale, dipendenti compresi, i risparmi sarebbero appena 60 milioni». Ricordando poi che l'unico a essere d'accordo con Renzi è il governatore della Basilicata Marcello Pittella «la cui Regione costa 220 euro a ogni cittadino, mentre la Lombardia ne costa 19. Quali altrui tagli dobbiamo fare?». L'assessore Paola Bulbarelli ricorda che «ogni lombardo versa in media 1.500 euro di tasse al governo che gliene restituisce appena 880. Mentre ai siciliani ne vanno 2.500 pro capite».

Maroni già annuncia che i tagli saranno già inseriti nella finanziaria 2015 della regione pronta ad arrivare in giunta, ma di non essere disposto a «diventare l'esecutore testamentario, il killer di una regione virtuosa che paga le inefficienze delle altre». Già pronta la sua ricetta da proporre a Renzi e che si basa sul pilastro dei costi standard, il principio che in ogni settore vada scelta l'amministrazione più efficiente e il suo modello vada esportato a tutte le altre. Per il capogruppo di Forza Italia Claudio Pedrazzini «Renzi è completamente fuori strada perché ignora dove sia davvero il grasso che cola». I risparmi vanno realizzati «togliendo i privilegi anacronistici delle Regioni a statuto speciale». Una stoccata anche alla Lega che invece con un referendum vorrebbe lo statuto speciale anche per la Lombardia.

Poi l'accusa a Renzi di aver mesi fa denunciato i privilegi, mentre oggi «dopo aver tranquillizzato gli apparati burocratici delle Regioni a statuto speciale e a guida centrosinistra sul mantenimento dei loro privilegi, si scaglia contro le altre Regioni, comprese quelle virtuose, con tagli lineari che penalizzano chi finora si è comportato meglio».

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