Coronavirus

Sala-Fontana verso la tregua. E Milano chiede 300 milioni

Il sindaco prima accusa poi propone di collaborare Ordine del giorni bipartisan per pressare il governo

Sala-Fontana verso la tregua. E Milano chiede 300 milioni

Una tregua dopo le (ennesime) polemiche. Il sindaco Beppe Sala apre la giornata con i soliti attacchi al governatore Attilio Fontana, accusandolo su Facebook di aver «eseguito gli ordini di Salvini» sulla riapertura della Lombardia dal 4 maggio e archiviando come «slogan» la regola delle 4D (distanziamento, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi). «Una settimana fa mi aveva chiesto di persino di fermare i mezzi di superficie - contesta - e a proposito delle D, come faremo a mantenere le distanze sui mezzi? Verranno fornite a tutti le mascherine o andranno bene sciarpe e foulard come da precedente ordinanza? Inizia a fare caldo». E «quanti milanesi potranno eseguire i test sieropologici per tornare al lavoro prima del 4 maggio?». Ma nel consiglio comunale convocato ieri in streaming sull'emergenza Covid, dopo aver rimarcato che «prima di un annuncio del genere» si sarebbe «aspettato almeno una chiamata», Sala cambia decisamente tono. E annuncia di aver scritto una lettera a Fontana in cui «pur confermando le critiche mosse relativamente all'idea di riapertura dal 4 maggio» conferma la «disponibilità a collaborare da subito, per costruire insieme le condizioni necessarie alla gestione della crisi e all'uscita dall'emergenza. La gestione della pandemia richiede che si mettano in comune le nostre migliori risorse per affrontare temi che riguardano l'intera vita sociale, economica, culturale e assistenziale dei nostri territori». Ai consiglieri premette di «non avere un atteggiamento ostativo rispetto all'ipotesi di riapertura», ma «il ritorno al lavoro va pianificato con attenzione. Si riuscirà a organizzare il distanziamento sui mezzi in 15 giorni? Chi controllerà? E serve un tavolo con le associazioni degli imprenditori sullo smart working». Prima che i partiti presentino le mozioni sulle misure di sostegno a cittadini e imprese sottolinea che «in questo momento nessuno può garantire un equilibrio di Bilancio e siamo in attesa di capire che formule si troveranno con il governo. Milano è più forte di altri ma i soldi a un certo punto finiscono».

La consigliera di Forza Italia Mariastella Gelmini ricorda che «nella prima fase dell'emergenza era prevalsa la collaborazione istituzionale ma da tempo siamo impantanati in una contrapposizione degli schieramenti. Milano è abituata al fare, chi ha responsabilità politiche non deve giocare allo scaricabarile ma progettare la ripresa, e il sindaco non può essere spettatore. La fase 2 dovrebbe essere quella delle zero polemiche. Voglio leggere la lettera come una presa di coscienza che non è attraverso la conflittualità che ci sia chiama fuori da un giudizio che riguarderà tutti, dal governo al Comune. Illudersi che basti metter in croce alla Regione è sbagliato». Il capogruppo e deputato della Lega Alessandro Morelli offre la «disponibilità in Parlamento per modificare le norme e annullare Tari e Cosap alle imprese nei mesi di chiusura» ma poi critica Sala: «Solo polemiche e zero proposte, chiederemo l'audizione del ministro Gualtieri». L'aula (tranne il 5 Stelle Sollazzo e Basilio Rizzo) vota all'unanimità l'ordine del giorno per chiedere al governo di trattenere i soldi destinati al fondo di solidarietà e di sbloccare le coperture dei debiti di dubbia esigibilità. Oltre 300 milioni, per coprire il buco di 200 che rischia di allargarsi. Filippo Barberis (Pd): «Serve un fondo per i costi della pandemia».

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