Marta Bravi
Fabio Novembre, designer di fama internazionale, ha disegnato mobili, negozi, allestimenti per mostre, ammonisce istituzioni e organizzatori: «Mai perdere di vista i competitors e fare sempre autocritica. Il rischio è quello di perdere una chicca come il Salone del Mobile».
Facciamo un passo indietro. Cosa significa il Salone del Mobile per Milano?
«Ormai qualsiasi città si riferisce anche al marketing territoriale, che è l'attrattiva di un luogo. Milano in cinque giorni riesce ad attrarre 600mila persone, un pubblico qualificato e internazionale. Il Salone rappresenta un faro che si accende sulla città. È un evento importante per ogni tipo di investitore».
In che senso?
«Sono tre anni che Pepsi, colosso da 8 miliardi di fatturato, investe sul Salone. Il salone dunque non riguarda più solo il settore dell'arredo e dei mobili, è un faro che interessa tutto il mondo. Ecco perché bisognerebbe sedersi tutti intorno a un tavolo...».
Perché?
«Quando si ha un primato mondiale bisogna sempre stare in allerta: i nostri competitors sono più agguerriti che mai. Grazie all'eccellenza e alla fortuna siamo arrivati qui ma è un attimo tornare indietro. Colonia ad esempio veva un'importante Fiera del Mobile che non c'è più, mentre Parigi scalpita con la fiera Maison Object. È sugli errori degli altri che si impara e si cresce».
Cosa c'è che non va secondo lei in città?
«In questa occasione per esempio gli albergatori alzano i prezzi al massimo, la stessa cosa fanno bar, ristoranti e locali ma i turisti non sono scemi, anzi. Serve più rispetto per le persone. Sediamoci tutti intorno a un tavolo e di orchestrare tutti gli aspetti dell'organizzazione, è dai tempi della Moratti sindaco che lo dico».
Ne ha parlato con Sala?
«Non ho ancora avuto modo di incontrarlo».
Il sindaco ha indicato la formula Salone - Fuori salone come una modello vincente...
«Certo, è questo il punto: all'inizio il Salone era in guerra con il Fuori Salone, atteggiamento ottuso».
Dopo il Mobile la città ospiterà il Miart, Tempo di libri, la Food week, da aprile la città si anima come non mai.
«La punta del nostro naso non è l'orizzonte...».
Si spieghi meglio...
«Guai a confondere un evento internazionale come il Salone con le altre manifestazioni di carattere locale. Abbiamo in casa un piccolo gioiello, dobbiamo stare attenti a non farcelo scappare».
Al di là degli addetti ai lavori, perché la gente comune viene a vedere il Salone?
«Non viene certo a vedere il mobiletto, ma lo studio del progetto. Si viene ad ammirare la pura sperimentazione e poi c'è il senso di festa, nel senso di festa creativa che offre stimoli culturali e stuzzica la fantasia. La città diventa un grande museo di arte contemporanea a cielo aperto».
Altre cose che non vanno?
«Il traffico. i milanesi facciano un piccolo sacrificio e in quei non usino l'auto. Il salone porta benefici a tutti, vale la pena fare un piccolo sforzo».
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