Piera Anna Franini
Si apre un mese particolarmente intenso per i ragazzi dell'Accademia della Scala. Dall'11, riportano in scena il Ratto dal Serraglio per i bambini, secondo la formula dei Grandi spettacoli per piccoli, ovvero capolavori - come quest'opera di Mozart - riformulati per fanciulli. Nel tardo pomeriggio di domani e giovedì, cantanti e strumentisti dell'Accademia terranno concerti nel Museo e nel Ridotto della Scala. Mentre il 13 sono ospiti nella sala grande, alle classiche ore 20. Quindi nella Casa Verdi per musicisti. I giovani dell'Accademia lavorano, così, sul campo: testandosi, tra l'altro con diversi palcoscenici, pubblici e contesti. Entriamo in classe, nel palazzo ottocentesco della Siam, in via santa Marta, dal 2001 sede dell'Accademia. C'è un vivace via e vai di ragazzi, uno su dieci è straniero (secondo una media assai più alta rispetto a quella registrata dagli atenei). La cantante Eva Mei sta lavorando con una decina di ragazzi a «Hansel und Gretel» di Humperdink. L'opera andrà in scena il prossimo autunno, ma ci si prepara con largo anticipo, i tempi della musica sono lunghi. Tra l'altro, fra qualche settimana ci sarà una masterclass speciale, è in arrivo il tenore Gregory Kunde, spesso alla Scala durante l'era Muti, poi scomparso e infine rientrato (alla grande) con Les Troyens e Otello di Rossini. Nei laboratori di sartoria si lavora ai costumi per gli allievi del corpo di ballo. L'allievo lavora per un altro allievo, ma da qui escono anche costumi indossati da artisti professionisti, durante gli spettacoli in stagione. Sulle pareti giganteggiano le foto dei costumi di eroine pucciniane, sono un incanto, ci spiegano che vennero riprodotti dagli allievi di passati corsi partendo dai figurini storici. Fra gli studenti, molti sanno che i grandi atelier tengono d'occhio i ragazzi di questi laboratori, perché qui si sperimenta di tutto, si chiede una mente aperta, che spazi fra stili ed epoche diverse. Del resto, vi sono case di moda che la causa della Scala l'hanno sposata in toto, sponsorizzando, il caso di Dolce & Gabbana. Nell'aula di trucco e parrucco siede in cattedra Tiziana Libardo, la responsabile dello stesso reparto di professionisti scaligeri. Sta formando 14 ragazzi, selezionati fra 54 aspiranti. Qui si imparano le tecniche di acconciatura, di trucco correttivo, ma anche teatrale, bisogna sapere truccare visi da vedersi a grande distanza, dal punto più scomodo in piccionaia, ma bisogna tener conto anche dei primi piani che riservano le riprese tv, sempre più frequenti (per fortuna). Si impara a creare parrucche barbe, baffi, basette, sopracciglia e posticci. Curiosità. L'arte del parruccaio è speciale. Richiede una pazienza certosina. La Libardo ci spiega che anzitutto una parrucca è costituita da capelli veri - immaginate il costo - e ammettendo di lavorarci 9 ore al giorno, ci si impiega una settimana a forgiarla. I capelli vanno infilati uno per uno. Una professione ricercatissima. L'ex allieva Federica Domestici, per dire, lavorò pur a distanza per gli studi di Hollywood creando le parrucche del film Biancaneve e il cacciatore di Rupert Sanders. Dall'aula di management esce una ragazza piuttosto sveglia. La lezione è stata utile. Lei non ama perder tempo, ha già avviato una sua attività di marketing in America Latina, da dove proviene. Qui a Milano vuole raffinare le questioni legate all'organizzazione, ideazione, gestione di uno spettacolo dal vivo, e di eventi culturali in generale.
È questo il dipartimento meno spettacolare, ma che può fare la vera differenza nella gestione dei teatri ed enti culturali di casa nostra, musei inclusi, in alcuni casi ancora in balia di vecchie conoscenze, di professionisti che riciclano formule ormai obsolete, dunque fallimentari. Per saper fare, bisogna sapere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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