Scala, scoppia la rivolta degli abbonati

Scala, scoppia la rivolta degli abbonati

Un teatro ormai sotto assedio, con i sindacati che insistono con Palazzo Marino per avere al più presto un nuovo sovrintendente. Ma se si ribellano gli abbonati, vuol dire che la situazione è grave, oltre che seria. È ciò che accade alla Scala, dove la vicenda del sovrintendente dimezzato, metà qui e metà all'Opera di Parigi, continua a creare disagio tra gli appassionati. E tra i rappresentanti dei lavoratori. La Cgil parla di «segni evidenti di declino» e chiede «chi stia programmando per il Teatro alla Scala gli anni a venire».
Un malumore che si somma a quello già esistente per le scelte artistiche del sovrintendente Stéphane Lissner: l'aver privilegiato il tedesco Wagner all'italianissimo Verdi e agli altri grandi dell'opera italiana è un'accusa mossa non solo dai leghisti ma anche da intenditori.
Se Salisburgo e Vienna significano Mozart, dire Bayreuth e Monaco è come citare Wagner e i teatri di Mosca e San Pietrubrgo vengono invitati per Musorgskij, «la Scala è il teatro di riferimento per il melodramma italiano» scrive il comitato promotore della rivolta del gruppo Abbonati & Frequentatori Teatro alla Scala Milano (fondato, da un gruppo di dieci appassionati e cresciuto anche via mail abbonati.scala@fastwebnet.it). Forse non è l'accusa più grave, ma è quella che capiscono meglio tutti, dai melomani ai frequentatori ai turisti di passaggio tra i velluti del Piermarini.
Gli abbonati ricordano di essere 17mila, con un apporto al Teatro di oltre quindici milioni di euro, dopo lo Stato «i maggiori finanziatori del Teatro alla Scala nonché i più puntuali e preziosi». Definiscono il momento attuale «uno dei più incerti della storia». Osservano: «Diversi addetti ai lavori, italiani e stranieri, ritengono che con l'attuale dirigenza l'eccellenza esecutiva, la continuità di tradizione e la coerenza di condotta, artefici nei secoli della fama mondiale del Teatro alla Scala, siano mutate e creino preoccupazione per il futuro del Teatro». Stoccate pesanti con un obiettivo: «Ricollocare la Scala al primo posto fra i teatri d'opera del mondo».
Le richieste operative sono chiare: «scegliere, entro il primo semestre del 2013 (tempo utile massimo per il Teatro) personalità di assoluta eccellenza e competenza per i ruoli di sovrintendente, direttore artistico e direttore musicale». I ribelli sono molto arrabbiati anche con Daniel Barenboim, direttore musicale (nemmeno lui a tempo pieno), presunto colpevole di ritardi e qualche assenza alle prove e in tournée. Scrivono: «Sorprendente e deplorevole il fatto che a non rispettare la serietà di condotta di tradizione scaligera sia anche e proprio il suo direttore musicale!».
Una risposta, sia pure indiretta, dal sovrintendente Lissner, è arrivata ieri mattina durante la sua relazione all'assemblea dei soci, dedicata al bilancio consuntivo del 2012. Il sovrintendente contestato sottolinea i conti in ordine (il settimo pareggio di bilancio dal 2005) e l'incremento delle vendite di biglietti e abbonamenti, passati da 28,6 a 30,2 milioni.

Cita una serie di premi tributati a direttori e interpreti per le loro esecuzioni alla Scala. Ma è difficile credere che tutto ciò sarà sufficiente a sedare la rabbia di chi protesta. E mette la Scala ai primi posti tra i grandi amori della vita.

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