C'è un modo nuovo di rappresentare la città. Creativo, ma non di nicchia. E che, anzi, sta conoscendo un boom senza precedenti. Basta usare un cellulare di ultima generazione e un'applicazione che fornisce alle fotografie scattate con il telefonino una serie di filtri fotografici «virtuali». E ci consente di diventare tutti «un po' artisti», di condividere i nostri scatti in rete, tra amici «reali» oppure con persone che, senza conoscerci direttamente, ci seguono. È una sintesi perfetta tra i due più noti social network - facebook e twitter -, solo che questa volta si parla attraverso le immagini.
È il mondo di Instagram. E in questo regno, accanto ad animali domestici e prelibatezze culinarie, c'è un filone dominante: quello delle città. Di cui i turisti, ma più ancora chi, vivendole ogni giorno, ne conosce gli angoli più nascosti, immortalano particolari storici o inediti. Monumenti che resistono al tempo che passa o nuove costruzioni segno della modernità. Milano di questo filone è la regina. La città che tiene insieme i vecchi tram in legno e le torri lucide dei nuovi, altissimi grattacieli è una delle più fotografate. Lo si nota dalla quantità di volte in cui compare come hashtag, cioè come parola chiave di una foto, contrassegnata dal simbolo del cancelletto. E alcuni instagrammers (cioè utenti di Instagram) milanesi si sono fatti notare al punto da guadagnarsi migliaia di fan virtuali. Perché se è vero che questi filtri automatici sul cellulare ci fanno sentire tutti un po' fotografi, è altrettanto vero che, come in tutte le arti, c'è chi è più portato di altri, e grazie a colpo d'occhio e mano sapiente, si è fatto notare. È il caso, ad esempio, di Raffaele Cavicchi, 37enne triestino trapiantato a Milano, che ha raggiunto i 40mila fan su Instagram. Noto sul social network con il nome di «RalfMalf», ammette: «Non avevo mai fotografato in vita mia, non usavo le macchine fotografiche». Eppure il lavoro ai fotografi rischia di rubarlo: è stato scelto dalla Samsung per sperimentare un nuovo modello di apparecchio fotografico pensato apposta per diffondere in pochi minuti le immagini sul web. La casa di produzione, oltre a lui, ha scelto altre trentuno persone in tutto il mondo. Tra le quali Giulio Giacconi, 39 anni, che su Instagram si firma «Tenebrogg». Creativo in un'agenzia di pubblicità e con un fratello fotografo di professione, Giulio fino a qualche anno fa scattava con una reflex. Poi è stato conquistato da Instagram, dice, «per l'immediatezza e la possibilità di condividere le foto in tempo reale: anche se la fotografia vera non c'entra nulla, è lo stesso spirito delle vecchie Polaroid».
Se Raffaele e Giulio guardano a diversi aspetti della città - dalle persone che passeggiano ai monumenti, dai turisti alle scene di vita quotidiana - c'è chi invece si concentra su un aspetto specifico, caratteristico. È il caso di Andrea Franchina, impiegato 40enne che chi frequenta il web conosce come «TramMilano». Perché, appunto, il suo soggetto preferito è proprio il mezzo di trasporto meneghino, colto sempre in modi nuovi nel contesto cittadino. L'idea, racconta Andrea, è nata «perché viaggiando mi sono accorto che in ogni città c'è un simbolo al quale gli abitanti sono affezionati. E al di là dei classici Duomo o Castello Sforzesco, che sono più da cartolina, qui da noi è sicuramente il tram».
Milano nella sua dimensione «verticale» è invece il filo conduttore delle fotografie scattate da Roberto Arsuffi, che usa come nome «Skymino»: i grattacieli, i nuovi complessi della città - dal quartiere Portello alla zona di Garibaldi - che ridisegnano lo skyline milanese, oppure gli edifici firmati dagli architetti che ne hanno fatto la storia compaiono in tutte le sue foto.
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