In scena miti vichinghi tra passato e futuro

Dai fiordi arriva il primo spettacolo di cultura «inuit» in Italia. Tra versi, coreografie e musica

Ferruccio Gattuso

Anche nel freddo più ostile l'uomo ha generato senso, linguaggio e cultura, e lo spettacolo «During the Darkness of Ignorance», Premio Internazionale «Il Teatro Nudo» di Teresa Pomodoro, porta oggi e domani al Teatro No'hma (ore 21, ingresso libero fino a esaurimento posti, per prenotazioni 02.45485085) il primo spettacolo di cultura inuit in Italia. Basato sui versi di Viilads Villadsen e le musiche di Ole Kristiansen, noto compositore, cantante e musicista originario della Groenlandia, con la direzione artistica, le coreografie e la regia di Sananda Solaris e la coproduzione della compagnia groenlandese Inuit Theatre e del danese Theatre Solaris, «During the Darkness of Ignorance» fonde teatro musicale e storia antica basandosi sul poema «Gli ultimi giorni di Qasapi», ambientato ai tempi della fine del periodo scandinavo in Groenlandia (1400 d.C. circa) quando i vichinghi scandinavi scomparvero dal paese. Storia di divorante vendetta scritta da Villadsen, che pose al centro di tutto il groenlandese Qasapi il quale prende la via del mare per inseguire gli scandinavi fuggiti dopo aver seminato morte nel suo paese.

A bordo insieme a lui in questo viaggio c'è Mikerti, l'unica donna sopravvissuta alla razzia dei vichinghi nel suo villaggio. Antichità e modernità si fondono in «During the Darkness of Ignorance» al fine di narrare a un pubblico distante geograficamente e culturalmente come il nostro l'essenza dell'anima inuit, che trova una perfetta corrispondenza nel suo linguaggio complesso, descrittivo e poeticamente articolato. Sonorità moderne si intrecciano a percussioni antiche, canto inuit a spigolosità futuristiche, in un concerto di suoni che intendono evocare ciò che è scomparso (il linguaggio e alcune tradizioni degli uomini) e ciò che resiste nella sua apparente eternità (i movimenti degli iceberg così come lo struggente canto della balena nei mari freddi di questo angolo di mondo).

Un modo originale, quello pensato per questa messa in scena, per spiegare lo spirito e l'identità della Groenlandia, la «terra verde» (come spiega l'etimologia del suo nome) passata al ghiaccio. «I miti inuit spiega Sananda Solaris non evocano semplicemente l'orgoglio, piuttosto raccontano del dolore di dover ricorrere alla violenza per poter assicurarsi la sopravvivenza».

L'inesorabile ricorso alla forza per poter sopravvivere, cioè, in una terra dura e ostile. «Si tratta di storie vere o che sono intrise di verità conclude la regista per il semplice fatto che non puoi mentire in groenlandese».

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