Scola: «Sarò breve così guardiamo il Milan»

Scola: «Sarò breve così guardiamo il Milan»

«Il realismo è la prima dote del pastore. E siccome tra quaranticinque minuti gioca il Milan, sarebbe una follìa rubare a voi tutti questa possibilità...» dice il cardinale Angelo Scola chiudendo l’appuntamento al Teatro Dal Verme in cui si presenta il suo libro La vita buona, Un dialogo sulla Chiesa, la fede, l’amore, la vita e il suo senso, una serie di interviste raccolte dal giornalista Aldo Cazzullo e pubblicate dalla Mondadori. Probabilmente è lo stesso realismo che lo porta a insistere tanto sul concetto di anima: «In fondo è come se la Chiesa dicesse all’uomo: siamo della stessa stirpe di Dio, abbiamo un destino di eternità». E ancora: «La Chiesa non dice solo no, dice un grande sì all’interezza dell’umano e all’ampiezza della ragione».
In prima fila è seduto l’imam Abd al-Wahid Pallavicini, presidente del Co.Re.Is, la comunità religiosa islamica. I due si stringono la mano. Si parla anche del tema del meticciato, l’incontro tra culture e religioni diverse su cui insiste molto Scola perché è una «necessità» pratica, dettata dalla realtà. Come sintetizza il sociologo Aldo Bonomi, uno degli studiosi intervenuti a commentare il libro, nel pensiero del cardinale «il meticciato è una macedonia mentre altri preferiscono il frullato». Nella macedonia le differenze tra i singoli frutti possono essere assaporate, mentre il frullato li mischia in un tutto indistinto. È la nuova laicità, «il confronto tra visioni diverse, il tendere insieme al massimo e reciproco riconoscimento possibile, partendo da quelli che sono i bisogni e i beni essenziali della vita personale e della vita associata».
Il giornalista Aldo Cazzullo parla del cardinale per come lo ha conosciuto attraverso i tanti colloqui raccolti nel corso degli anni: «È una persona raffinatissima con un tratto popolare molto forte, che arriva dalle sue origini umili spesso rivendicate: è figlio di un camionista socialista. Questo gli consente di unire il linguaggio dei dotti a quello dei semplici». E ancora: «È impossibile inquadrarlo nelle categorie di destra e sinistra, conservatore e progressista».
In effetti il cardinale non le manda a dire neppure a un mondo verso il quale tutti si muovono in modo un po’ ovattato, quello della finanza. «Gli ultimi pagano il prezzo più salato» dice senza mezzi termini in un passaggio del libro. Spiega Scola: «La finanza deve riconoscere che ha messo in campo forze contraddittorie: da una parte la pretesa di guadagno immediato, mentre la finanza è nata per garantire sicurezza per il futuro; dall’altra, l’ossessione dell’anonimato, il circolo vizioso dei subprime». Entra nel dettaglio delle conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti: «Il fattore della “mano invisibile” è stato gestito in termini immorali e spregiudicati: si frantuma il debito fino a costruire questa sorta di catena di sant’Antonio, ma a un certo punto la catena si spezza e gli ultimi pagano un prezzo più salato».
Scola dice ancora che «l’economia deve recuperare un rapporto più diretto con i cittadini, farsi capire, deve trovare un equilibrio corretto tra produzione e finanza e rispettare il primato del soggetto del lavoro». Parole controcorrente in un momento in cui sembra che spread e tecnicismi finanziari siano gli unici criteri.
Il fisico Ugo Amaldi, membro dell’Accademia delle Scienze, osserva: «Leggendo il libro mi sarei aspettato di trovare spesso le parole scientismo nichilismo relativismo etico. Invece Scola, a differenza di molti altri esponenti della Chiesa, considera il primo tema da affrontare la visione puramente naturalistica del mondo. Il resto viene dopo, come una conseguenza».

Insomma, chi pensa che l’uomo si riduca ai suoi neuroni sbaglia non solo questo calcolo, ma li sbaglia tutti. Dice lo scienziato: «Esiste una dimensione né di pura mente né di puro cervello, un oltre e un Altro che è l’anima». E dopo questo sfoggio di realismo cristiano, tutti a vedere la partita.

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