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«La scuola di San Giusto non chiuda»

Sacchetti di carta in testa al posto del cappello, con sopra scritte di protesta. Così si sono presentati ieri pomeriggio, davanti a Palazzo Marino, i genitori dei bambini che frequentano la scuola elementare comunale di via San Giusto 65, zona San Siro. Sfidando la temperatura rigida - in una piazza Scala animata da altre proteste, dai parcheggiatori ai dipendenti Sea Handling fino ai sostenitori dell'(ex) assessore alla Cultura Boeri - hanno ribadito la loro contrarietà alla chiusura dell'unica scuola comunale della città. La decisione, annunciata lunedì scorso dall'assessore all'Educazione Francesco Capelli, secondo i genitori «non ha una motivazione chiara». Le ragioni addotte dal Comune, sostengono, sono state di volta in volta diverse, e in ogni caso «non tengono».
Anzitutto i costi: un milione e 600mila euro è la cifra annuale che Palazzo Marino dichiara di fronteggiare per tenere aperta la scuola. «Strano però che la nostra richiesta di vedere le carte con le varie voci di spesa sia caduta nel vuoto», spiega una delle mamme, Francesca Trevese. Che fa notare come «la chiusura della struttura non porterebbe nessun risparmio, perché tanto la manutenzione dello stabile quanto lo stipendio dei dipendenti resterebbero comunque a carico dell'amministrazione comunale». Poi c'è la questione delle domande: la scuola, oggi frequentata da 240 bambini (due classi per ciascun anno scolastico), riceve ogni anno molte più richieste di iscrizione di quelle che è in grado di soddisfare. Per le ultime due classi di prima, formatesi a settembre scorso, c'erano state 90 domande per una capienza di 50 bambini. Una delle critiche mosse alla scuola, sostiene Roberto Panzera, «è che la scelta sia discriminatoria. Ma non è vero: gli ammessi sono sempre sorteggiati, quest'anno abbiamo associato ad ogni bambino un numero della tombola». La delusione nei confronti di Pisapia è palpabile: «La metà dei genitori lo ha votato, non sta tenendo fede alle promesse fatte in campagna elettorale. E quel che è peggio - rincara la dose - è che a novembre, solo quattro mesi fa, siamo venuti qui a protestare con i bambini. Lui si è fatto fotografare con loro e ha promesso che la scuola non avrebbe chiuso. Ha mentito ai nostri figli». Molti di loro sono convinti che quella di via San Giusto - considerata un modello di eccellenza in città per lo spazio dato a musica e a sport, che accompagnano anche l'apprendimento di altre materie - paghi la fama di essere «la scuola dei ricchi». Eppure costa come tutte le altre. Nel pomeriggio una delegazione dei genitori ha parlato con l'assessore Cappelli, che ha detto: «I bambini che ora frequentano la scuola potranno terminare il ciclo scolastico con i compagni e le maestre».

A settembre 2013 partirà l'ultima prima, poi la scuola diventerà una statale come le altre, e in quella struttura sarà trasferita la succursale di un'altra elementare, «con la garanzia del mantenimento della qualità», ha assicurato Cappelli. «Invece di esportare un modello che funziona, si preferisce livellare tutto verso il basso», ha commentato amareggiata Francesca Trevese.

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