Antonio Bozzo
Che teatro si può vedere nella settimana della prima scaligera, quando giustamente la scena è occupata dalla Butterfly pucciniana in edizione filologica, come promette il soprintendente Pereira? C'è trippa per gatti, niente paura. «Potete venire allo spettacolo, felici, e uscirne infelici», dice con un tocco di provocazione Licia Lanera, giovane e premiatissima attrice pugliese che esercita anche il mestiere di regista. Lo spettacolo di cui parla è La beatitudine (Franco Parenti, dal 6 al 18 dicembre), prodotto dalla compagnia Fibre Parallele e diretto da Lanera con il collega - e compagno di vita - Riccardo Spagnulo. Perché dovremmo uscire infelici dal teatro? Perché la storia, anzi le storie intrecciate, sono pugni nello stomaco. «Penso che lo spettatore possa cambiare la sua situazione emotiva. In scena - io ci sono con quattro attori - si dispiega la vicenda di una coppia che non riesce ad avere figli e quella di un'anziana madre con un figlio disabile - dice Lanera - I primi sono 30enni che vivono con un pupazzo. Storie estreme di famiglia. Storie deflagranti. Nel senso del termine: rompiamo piatti, spero che nessuno, in sala, si ferisca con i cocci».
La famiglia di cui parla Lanera è quella, malata, costituita per perpetuare lo stato dell'ordine (che poi è disordine) borghese. «Ne scriveva un filosofo oggi quasi dimenticato, Michel Foucault. Noi ne teniamo conto, invece. Il nostro è un teatro fortemente politico e Foucault scrisse pagine fondamentali per capire la logica del dominio, la follia, il sesso reificato della società capitalistica». Licia Lanera, per la prima volta al Parenti, ha un'idea antica e totale del teatro. «Come regista sono maniacale, vengo da una sorta di capocomicato, sono anche un pò circense. Come attrice sono indisciplinata, ho problemi con la memoria. Ma il maloverme (in Puglia diciamo così, quando ti prende un'ossessione) del teatro lavora dentro di me fin da piccola». Lanera tentò di entrare alla scuola del Piccolo, non superò le selezioni. Anni dopo fu Luca Ronconi a volerla...
Sabato 10 e domenica 11, invece, va in scena al Piccolo Teatro Studio il lavoro del Centro Europeo Teatro e Carcere, che completa il San Vittore Globe Theatre della scorsa stagione con Atto secondo. Le tempeste, regia di Donatella Massimilla. Shakespeare e le detenute che ne interpretano le potenti suggestioni, in risonanza con vite difficili. Per Gli Incamminati, nella Sala Banterle di Largo Corsia dei Servi 4, va in scena dall'8 all'11 dicembre la bravissima Elena Arvigo nel monologo 4:48 Psychosis di Sarah Kane (chi scrive lo vide al Piccolo, interpretato da Isabelle Huppert).
L'ora del titolo è quella, secondo le statistiche, dei suicidi: per inciso, la stessa Kane si uccise a 28 anni. Chiudiamo la panoramica al Parenti, dove solo stasera si vede Tijuana. La democrazia in Messico 1965-2015, con Gabino Rodriguez, teatro-reportage per riflettere sulle condizioni del grande Paese che preoccupa Donald Trump.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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