"Se Milano è un modello di sostenibilità è merito anche del Fuorisalone"

La direttrice di Interni racconta la mostra in Statale: «I designer salveranno il pianeta»

"Se Milano è un modello di sostenibilità è merito anche del Fuorisalone"

Gilda Bojardi, la «Signora del Fuorisalone», si aggira tra i loggiati dell'Università scrutando le installazioni della mostra Human Spaces attraverso gli inconfondibili occhiali Prada. Ogni tanto apostrofa qualche addetto agli allestimenti («avevo detto di togliere quelle passatoie») ma è nel complesso più che soddisfatta. Da quando nel 1990 la direttrice di Interni battezzò il primo palinsesto parallelo al Salone del Mobile, la manifestazione ha generato un successo sempre crescente, al punto da divenire la settimana più internazionale e accattivante della città. Anche quest'anno la sua mostra ha un titolo dal sapore epocale, Human Spaces, e mette a frutto le riflessioni di alcuni tra i maggiori studi di architettura internazionali. Un tema che sempre di più interseca le regole dell'abitare con quello della Natura, del Pianeta. E non è più solo una frase fatta. «La vita è più importante dell'architettura, lo diceva già Oscar Niemeyer - dice- Sono anni ormai che le nostre mostre sono un pretesto per una messa a confronto dei più grandi architetti internazionali su questioni legate alla progettazione etica; che vuol dire difendere l'ambiente, lavorare con materiali non inquinanti, costruire in modo da difendere l'uomo dai cambiamenti climatici sempre più evidenti». Evidenti come la suggestiva (e inquietante) installazione di Nemo Monti per Piuarch intitolata «la Foresta dei violini»: un monumentale cavalletto sorregge due tronchi di abete rossi sradicati dall'alluvione nella foresta di Paneveggio. «Era conosciuta come la Foresta di Stradivari, luogo famoso per gli Abeti Rossi di Risonanza che vi crescono e utilizzati per i pregiati violini - dice Bojardi - È una ferita aperta, ma anche la testimonianza del profondo legame che esiste tra arte e natura».

Altrettanto forte, pur nell'estetica giocosa, l'installazione «Help the planet, help the humans» realizzata dall'artista Maria Cristina Finucci: due tonnellate di tappi di plastica contenuti in sacchi di reti rosse per alimenti e all'interno di gabbioni con l'artista Maria disegna quattro gigantesche lettere che compongono la parola HELP, un grido d'allarme contro il disastro ambientale dell'inquinamento dei mari. «I progettisti possono davvero salvare il pianeta perchè proprio loro, più di ogni altro, sono maestri nel riciclo e riuso di materiali potenzialmente inquinanti». Un altro esempio è in bella vista nel cortile della Statale con l'installazione «Regeneration» progettata da Raffaello Galiotto e costituita da 688 moduli del divisorio da esterno che costituivano alcuni degli arredi dello scorso Fuorisalone. Ora questi prodotti plastici giunti a fine vita rinascono in uno spazio rigenerante dalle forme dinamiche.

«Sono anni che affrontiamo questi temi - dice Bojardi - suscitando l'attenzione e la presenza delle massime istituzioni (all'inaugurazione di lunedì scorso era presente anche il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli). E se oggi Milano è un modello virtuoso verso una città sempre più sostenibile, un piccolo merito ce lo prendiamo anche noi...».

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