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Se ne va Enzo Jannacci, cantore della veja Milàn

Se ne va Enzo Jannacci,  cantore della veja Milàn

Se n'è andato nella sua Milano a 77 anni e, a poco più di due mesi dalla scomparsa di Mariangela Melato, la città perde un altro pezzo di cuore. Ma forse più della signora del cinema, Vincenzo Jannacci detto Enzo rappresentava l'anima di una Milano che non c'è più ma che lui ha continuato a cantare nei suoi album proprio come ai tempi in cui lo spettacolo raccontava la strada e nasceva sul palcoscenico del grande cabaret e del teatro canzone, quello di Gaber, Walter Chiari, Dario Fo e tutti gli altri. Erano, inutile dire, i mitici anni del Derby fondato all'inizio degli anni Sessanta da Gianni e Angela Bongiovanni che diede i natali ad alcuni tra i più grandi italiani dello spettacolo. A quei tempi lui, giovane medico che amava la musica forse più della medicina (si era diplomato in pianoforte al Conservatorio di via Mascagni) era già entrato in sodalizio con un altro futuro mostro sacro del rock'n roll italiano, quel signor G con cui formò la premiata ditta «I due corsari». Gaber lo aveva conosciuto sui banche di scuola del liceo classico Alessandro Manzoni, prima di laurearsi in medicina alla Statale. In quel periodo l'ambiente musicale milanese si infervorava grazie a cantanti rock come Clem Sacco, Guidone, Ricky Gianco ed Adriano Celentano (partecipa come pianista ad alcune sue incisioni per la Jolly).
Ma la sua Milano era soprattutto quella del Derby, dove approdò nei primi anni '60, nel periodo in cui seguiva come pianista la tournée dell'amico Sergio Endrigo; lì, nel tempio milanese del cabaret, conobbe prima Dario Fo, e quindi Cochi e Renato: in entrambi i casi, nacquero vere amicizie da cui scaturirono fruttuose collaborazioni, soprattutto in ambito musicale. Ma furono soprattutto le sue elegie popolari rigorosamente in vernacolo a fare breccia nel cuore del pubblico, malgrado Jannacci seppe calcare con disinvoltura il piccolo e il grande schermo. E la Milano di Enzo Jannacci è anche il titolo del suo primo album in studio, formato interamente da pezzi cantati in dialetto e contenente uno dei suoi capolavori, El portava i scarp del tennis, commovente racconto della vita sciatta e modesta di un senzatetto milanese; Jannacci la cantò alla fine dell'anno nel programma di Mike Bongiorno La fiera dei sogni: fu quello il suo esordio televisivo.
Le sue canzoni milanesi raccontavano la città dei diseredati e dei nostalgici, ma anche quella dei piccoli delinquenti di periferia, come il celebre «Palo dell'Ortica» che faceva il palo perchè l'era il suo mestée ma non ci vedeva e faceva arrestare tutta la banda.

La maggior parte di quelle canzoni era cantata appunto in milanese: alcune erano già state pubblicate nei mesi precedenti su 45 giri (El portava i scarp del tennis/Ti te se' no nel marzo 1964, T'ho compraa i calzett de seda/Andava a Rogoredo nel maggio 1964, Ma mi/M'hann ciamàa nell'ottobre del 1964); Infine, la celebre Ma mi fu la cover del successo del 1959 di Ornella Vanoni, scritta da Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi.

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