Mentre dalla trattativa tra gli arabi di Etihad e Alitalia dipenderà il destino degli scali di Linate e Malpensa, l'altra partita decisiva che si sta giocando in Lombardia è quella della Sea e in particolare quella di Sea Handling, la sua controllata messa in crisi dalla super multa europea. Dopo la chiusura della società e l'apertura di Airport Handling per evitare il fallimento dovuto alla multa Ue da 360 milioni di euro più interessi per presunti aiuti di Stato, ora a tener banco è il destino dei lavoratori. E a far capire che aria tiri da quelle parti, c'è stata la proposta fatta dalla Sea di incentivi economici per lasciare il proprio posto. In tutto una cifra stanziata che potrebbe coprire le richieste di almeno trecento dipendenti disposti a rinunciare al contratto. La data ultima per l'adesione al piano è stata fissata al 20 di giugno e fino a questo momento le domande presentate erano già arrivate a quota 240. Non molto lontano del limite, tanto che i responsabili dell'operazione sono certi che il budget messo a disposizione sarà interamente utilizzato, alleggerendo il carico dei lavoratori da trasferire e riassumere nella nuova struttura. Anche perché l'accordo raggiunto con i sindacati dovrebbe assicurare, come ha spiegato il segretario generale della Uil Trasporti Claudio Tarlazzi, «la piena occupazione sostanziale e la piena tutela retributiva» oltre che «il rispetto della discontinuità che richiedeva la Ue» dopo aver imposto alla Sea la restituzione degli aiuti concessi negli anni per tenere in vita la società di movimentazione dei bagagli degli aeroporti milanesi. In base all'accordo, Airport Handling assorbirà 1.700 dipendenti di Sea Handling, mentre la capogruppo Sea Spa si farà carico degli altri duecento addetti. Ora la parola passa ai lavoratori che si dovranno esprimere sull'accordo con un referendum, essendo come spiega Tarlazzi «padroni del loro destino».
E proprio la questione della multa europea sta arrivando a uno snodo decisivo dopo che è entrata nel vivo la causa con cui Sea Handling chiede al tribunale Ue di annullare la decisione di Bruxelles di negarle l'accesso ai documenti del procedimento sugli aiuti di Stato. Dopo l'udienza celebrata negli scorsi giorni a Lussemburgo, la causa andrà a sentenza nei prossimi mesi davanti alla quarta sezione del Tribunale di cui giudice relatore sarà lo sloveno Miro Prek. Secondo quanto ricostruito, nel febbraio 2013 Sea Handling ha presentato alla Commissione Ue una domanda di accesso ai documenti del procedimento amministrativo con cui la direzione generale guidata da Joaquin Almunia ha stabilito che lo Stato italiano deve recuperare da Sea Handling 360 milioni di euro di aiuti ricevuti perché considerati «concorrenza sleale». Milioni che sono oggi saliti a 452 con gli interessi maturati. Un macigno che ha costretto alla creazione di Airport Handling considerata da Sea e dal governo italiano una sufficiente dimostrazione di quella «discontinuità» richiesta dalla Commissione europea.
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