Sea, le verità di Tabacci in dieci risposte

Sea, le verità di Tabacci in dieci risposte

Dall’intercettazione sull’affaire Sea fino al rapporto con i «poteri forti». L’assessore al Bilancio Bruno Tabacci risponde «personalmente, anche se al di fuori delle procedure regolamentari», alle 10 domande del capogruppo Pdl sulla vendita degli aeroporti milanesi che ha sollevato molti dubbi (e sospetti) anche tra i partiti di maggioranza. Tabacci ha inviato una replica «personale» a Carlo Masseroli per «evitare un tormentone mediatico» e «evidenziando che la sua iniziativa è andata ben oltre le esigenze di chiarimento, sta strumentalizzando un’operazione di bilancio esemplare». Una per una, dunque. Tabacci risponde che ai tempi della prima asta per il 29,7% di Sea (vinta a dicembre dal fondo F2i) «non era in programma una vendita bis. Al contrario, il consiglio ha dato indicazione al Comune di non scendere sotto il 51%» ma «il contesto era diverso, nel mezzo è cambiato il governo e la manovra “salva-Italia“ ha tagliato risorse e possibilità di indebitamento». Ma «è indimostrabile e sbagliato affermare a priori che vendere in due momenti riduca l’incasso complessivo, dipende da andamento dei mercati, maggiori o minori diritti nella governance».
Per Tabacci il finale con l’unica busta di F2i e il rilancio di un euro significa che «il prezzo a base valorizzava già adeguatamente la società. Forse un contesto macroeconomico diverso e con Patto di stabilità meno vincolante che ci permettesse di allungare i tempi avrebbe attratto più investitori». Rimbalza il confronto con il Brasile, dove hanno partecipato da tutto il mondo per acquistare le quote di tre scali ma «sono realtà non comparabili, per il Pil, il traffico passeggeri, oggetto, governance e provvigioni a favore degli acquirenti». Sempre i tempi stretti non hanno permesso al Comune di aprire la procedura per accettare i documenti in una lingua diversa dall’italiano.
In caso di seconda vendita ci sarebbero potenziali acquirenti in condizioni favorevoli? «Dipende» risponde Tabacci, ma «è ipotizzabile» che F2i «possa nutrire uno specifico interesse». Non implica che altri investitori non lo siano allo stesso modo: «quelli finanziari» sono interessati a governance societaria e rendimento atteso, gli «industriali» dall’andamento dei mercati. In caso di quotazione (settima domanda) ci sono «norme che regolano la scalabilità di Sea» ma «non si capisce perchè il Comune debba difendersi da F2i, fondo istituzionale partecipato da fondi bancari, pensione e Cassa Depositi e presiti». Milano «non ha perso ma ottenuto il massimo vantaggio possibile e l’eventuale sbarco in Borsa nel 2012 lo dimostrerà coi numeri». Spetterà «all’autorità giudiziaria accertare eventuali responsabilità» ma «il bando non era su misura, l'offerta era diversa nel valore e nelle condizioni rispetto alla proposta di F2i». E sull’ultima domanda-provocazione, ribatte che «l’assessore al Bilancio è schiettamente impegnato a “saldarsi“ sempre con il sindaco Pisapia per rispondere con professionalità e disinteresse» alle attese di Milano, il potere forte da servire».
Masseroli non è soddisfatto: «In perfetto stile democristiano accennato alle domande senza rispondere in modo compiuto. É più chiaro il segretario della Uil».

Walter Galbusera ha chiesto alla giunta di affidarsi a un comitato di saggi prima di decidere lemosse su Sea, e l’assessore al Lavoro Cristina Tajani ha convocato domani le sigle ammettendo che «è necessario dotarsi di Advisor competenti, indipendenti e riconosciuti anche dai sindacati». Masseroli tira le fila: «Stanno dicendo che Tabacci è incompetente».

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