Perché alla fine l'eroe fragile non è Lohengrin, ma la politica. E quel venticello della calunnia che attraversa il foyer di sant'Ambrogio, maligna che alla Scala i politici quest'anno non si sono visti perché son troppo impegnati a tenersi strette le poltrone. Magari anche le cinque ore di Wagner non hanno invogliato, ma certo questo rigore montiano è una noia mortale capace di uccidere anche una serata che della sobrietà geneticamente milanese aveva sempre fatto la sua cifra. Senza però mai dimenticare la nobiltà di un rito, lo sfarzo dell'evento. E, invece, questa volta nemmeno un presidente della Repubblica in sala, niente inno nazionale all'inizio (salvo poi rimediare alla fine con un pastrocchio italiota), le soprano (due) con l'influenza, forfait all'ultimo minuto del presidente della commissione europea Josè Manuel Barroso, pochi ministri coraggiosi che nessuno riconosce arrivati a una prima che sarà anche l'ultima, fotografi costretti a rincorrere un sindacalista travestito da Verdi e una certa Tea Falco vestita da Cleopatra.
Ma il Comune ricorda la vendita dei biglietti riservati ad assessori e consiglieri messi in vendita per beneficenza. Uniche eccezioni il sindaco Giuliano Pisapia (con lo smoking Ferretti fatto stringere perché in un anno ha perso 7 chili) e l'assessore Stefano Boeri accompagnati dalle mogli. Ma così il risultato è che la politica si ritrae per far posto a dame e arricchiti nostrani o dell'Est, improbabili designer e ex stilisti. Con i vertici delle forze dell'ordine costretti a rimanere in caserma perché il biglietto (2.400 euro l'uno) se lo dovrebbero pagare da soli.
«Uno spettacolo strepitoso - dice Pisapia - che conferma la grande vocazione internazionale di Milano». Peccato che all'estero non se ne siano accorti e questa volta siano rimasti a casa. E allora in tanto deserto di istituzioni, a far notizia più che le presenze sono le assenze. Quella del governatore Roberto Formigoni volato a Roma «per incontri politici». «Ormai siamo agli sgoccioli - assicura un fedelissimo - Quali sgoccioli lo vedremo». Non pervenuto anche il presidente della Provincia Guido Podestà, socio ultimamente in difficoltà a garantire i finanziamenti. Presente, invece, l'assessore leghista Stefano Bolognini con bella accompagnatrice («Ma i biglietti me li sono procurati da solo»). Non vorrebbe parlare di politica il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo (Pdl), gran formattatore e fan delle primarie. «Adesso bisogna capire cosa ha veramente in testa Berlusconi. Io comunque sarò coerente: servono gambe nuove su cui far correre le nostre idee». Ma la parola crisi corre come un pernicioso contagio. «Sono preoccupato della situazione - dice Chicco Testa - Come tutti». Per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi anche «la scenografia del Lohengrin sembra montiana, c'è tanto rigore».
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