La Sinistra da una parte e la Libertà dall'altra? C'è anche chi ironizza sulla spaccatura del partito di Nichi Vendola, eppure anche questa scissione porta con sé un carico di conflitti e ripercussioni politiche tutte da verificare. Anche a Milano, dove a Sel ha sempre fatto riferimento, pur senza un rapporto organico, il sindaco Giuliano Pisapia, che fu eletto nella fase migliore per i vendoliani: l'ondata dei sindaci civici arancioni, quelli che sconfissero alle primarie i candidati del Pd pre-Renzi. Poi è iniziata l'involuzione. E ora la scissione sul piano nazionale: il capogruppo Gennaro Migliore si è dimesso portando con sé un drappello di deputati: direzione Pd. E a Milano? I componenti del gruppo comunale sono tre: Ines Quartieri, Mirko Mazzali e Luca Gibillini. Ed escludono fuoriuscite. Restano con Vendola. Ma è evidente che la crisi di Sel non può che aggravare la dinamica messa in moto dalle Europee, che hanno consegnato alla città un Pd al 45% e intenzionato a fare la voce grossa. Nel Milanese, intanto, Sel sta perdendo due sindaci su quattro: è dato per certo il passaggio al Pd di Siria Trezzi, la prima cittadina della popolosissima Cinisello. E non sarà la sola. Gibillini e Mazzali, comunque, sono convinti che la spaccatura di Sel non creerà difficoltà a Pisapia, che peraltro ha già denunciato problemi interni alla maggioranza: «Fase complicata - ammette Gibillini - io non entrerò mai nel Pd ma chi è andato via non può essere additato come traditore. E io vedo anche il rischio di derive minoritarie con esperienze come quella della lista Tsipras. Insomma, siamo una sinistra che governa e che non può ridursi a sventolare la sua bandierina nell'irrilevanza. Dobbiamo incidere». Come? «Milano è stata un modello in questo. Come nel 2011: aggregando sui temi, dentro uno spazio più ampio. Pisapia non rischia perché qui la sfida è questa: una sinistra che non è una sommatoria di sigle ma si unisce su fatti concreti, l'abbiamo chiamata arancione». E se il Pd rivendicasse Palazzo Marino? «Sarebbe un suicidio ma sono certo che non succederà. Il secondo mandato è parte integrante del cambiamento. Dobbiamo tenere a posto le ambizioni dei singoli e il rapporto col Pd è molto leale. I problemi di Sel non indeboliscono Pisapia». «Non abbiamo alcun dubbio e non faremo gruppi unici col Pd» garantisce anche Mazzali. «Pisapia non ha la tessera di Sel, come me del resto, e non so se l'abbia mai avuta. Detto questo è evidente che è stato considerato un sindaco di Sel e, per quanto ne so io, il suo rapporto con Vendola è forte. Però non vedo alcun effetto per la serenità e il lavoro della giunta da questa vicenda». E la prospettiva di un grande partito di sinistra con dentro tutti? «Il Pd lo è? Battute a parte, il problema non è tanto Renzi quanto il governo. Il Pd deve scegliere, ora fa il governo delle larghe intese e io una maggioranza con Giovanardi non la vedo. Milano però è un'altra cosa e qui col Pd stiamo governando bene».
Getta acqua sul fuoco il segretario milanese del Pd, Pietro Bussolati. Esclude che il terremoto possa propagarsi fino a Palazzo Marino: «Pisapia ha un profilo autonomo» dice, però ammette anche che presto cambierà tutto: «Il Pd nel 2016 ci sarà, gli altri non è detto che saranno così come li vediamo oggi. I Radicali non sono in grande forma, il Prc non ha una dinamica molto vivace, l'Idv in Comune aveva un consigliere che ha fondato un'altra sigla.
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