Cronaca locale

Il senzatetto inventore: «Dormo in carrozzina»

Adriano, 74 anni, vive in strada ma ha mille progetti: «Conta la creatività»

Cristina Bassi

«Clochard»? «Senzatetto»? Adriano, brianzolo classe '42, non ama le etichette. Di sicuro non se la passa bene: «All'improvviso è andato tutto a rotoli», ammette. E di sicuro è un uomo pieno di inventiva. Ha un titolo di studio superiore, ha fatto il progettista per trent'anni, ha in caldo una decina di soluzioni brillanti per facilitare la vita a chi come lui è rimasto con poco o niente.

In un bar nel mezzanino della metro, barba lunga e occhiali, mostra con orgoglio disegni e prospetti. Li tiene nel preziosissimo palmare che quando dorme per strada, in pieno centro, nasconde con cura sulla sua carrozzina. Adriano vive nella terra di mezzo. Non ha un tetto da poco più di un mese. Sufficiente per provare sulla propria pelle quanto è dura, ma non abbastanza per perdere il contatto con il mondo della «normalità». Un mondo cui si aggrappa con ostinazione: per questo il cervello lavora a mille. Per questo non vuole comparire col proprio vero nome. «Ho sempre continuato a lavorare - racconta con una parlantina invidiabile nonostante qualche dente in meno - e molti hanno cominciato a giudicarmi un poveraccio solo per la carrozzina o per come mi presento. Non voglio che la mia condizione sminuisca i miei progetti. Io dico sempre: conta la creatività».

La creatività, la voglia di fare ricerche e le competenze tecniche non gli mancano. Le idee nascono dalle difficoltà delle persone che incontra. Nella «sua» strada fa proposte e parla con chiunque. Negozianti, ristoratori, naturalmente senzatetto. «Pochissimi di loro hanno davvero scelto di vivere così. Hanno avuto problemi economici, una depressione dopo aver perso il lavoro. I matrimoni si rompono e si resta soli, la cosa peggiore». Adriano ha pensato a una carrozzina con ruote rinforzate per salire sui marciapiedi senza scivolo. A chioschi dove i clochard possano vendere piccole cose e allo stesso tempo trovare un tetto. A villaggi solidali con casette in legno, ognuna munita di una speciale serra per avere un'attività e auto finanziarsi. Strutture ecologiche e, va da sé, senza barriere architettoniche. Sistemi, costi e guadagni sono studiati nei dettagli. «Ho imparato tutto - spiega - sulla coltivazione di fiori e ortaggi, su come allevare pesci e lumache. Le casette sono adatte in particolare per gli anziani con una pensione minima. C'è anche la veranda per tenere gli animali e per fare venire i nipotini, compresi quelli acquisiti nel quartiere».

La storia che Adriano custodisce con pudore è fatta di un grave incidente in moto nel 1994 e complicate operazioni alle vertebre. Una piccola pensione ma anche tanti debiti accumulati, una casa persa, una moglie andata via e niente figli. «Le mie priorità oggi - dice - sono fare una doccia e potermi stendere qualche ora. Dormire seduto è una tortura per la schiena, ma non trovo nessuno che mi aiuti. I dormitori non sono attrezzati per le persone in carrozzina. Mi hanno proposto la casa di riposo, però non ci penso nemmeno... Voglio essere libero, restare fuori: disperato ma contento». Sconforto e forza insieme. «Quando vado alla mensa dei poveri, mi viene da piangere - continua Adriano -. Di recente sono stato male e dopo l'ospedale sono finito in un istituto fuori città. Un posto terribile, dove persone fragili sono richiuse senza poter avere contatti col mondo esterno. Nessuno lì si impegna per farle uscire dalla loro condizione. Vorrei fare qualcosa per loro...». E l'Atm? «I servizi per i disabili sono molto migliorati», assicura Adriano. «Sono certo che me la posso cavare. Cerco collaboratori per realizzare i miei progetti. Bisogna partire seriamente, ne vale la pena. È ora di andare - dice infine -.

Il caffè? Lasci stare: offro io».

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