Dopo i soccorsi e le emergenze, quel che resta non rassicura per il futuro, se la situazione dovesse ripetersi a breve come suggeriscono le previsioni del tempo. Il bilancio dei danni del maltempo e dell'esondazione del Seveso hanno colori cupi, sfumature macabre. Perché se quello della vedova 86enne che ieri mattina è stata trovata a Inzago sarebbe un suicidio (la poveretta, in balia di crisi depressive, sembra si sia gettata nel Naviglio della Martesana), non si può al momento dire altrettanto del cadavere notato sempre ieri verso mezzogiorno da un gruppo di operai intenti a liberare il letto e gli argini dalle macerie e le pietre portate dalla piena nelle vicinanze dello scolmatore del canale di via Idro. Gli uomini hanno descritto un corpo galleggiante a faccia ingiù, che scorreva con la corrente. Giunti sul posto i vigili del fuoco sono impegnati in ricerche e perlustrazioni su tutto il tratto fino a via Rombon ed è stato utilizzato anche un elicottero.
In zona Niguarda una patina di melma sottile solidificata copre tutto l'asfalto come una pellicola, cumuli di fango e di immondizia sono stati accantonati ai margini delle carreggiate e l'atmosfera, nonostante la bella mattinata, ieri era pessima. Strade silenziose, gente che parla sottovoce, pochissima quella in giro: tutti sono impegnati in garage e cantine. E da lì arrivano anatemi di ogni tipo.
«No, così non era mai successo. Forse nel 2004, ma mai visto cose simili - racconta Bartolomeo «Romeo» Chiarello, 59 anni, titolare della birreria paninoteca «Ok» in Largo Vulci. - Abbiamo due metri d'acqua nel locale caldaia: dovrò sostituirla. E in tutto questo mi devo ritenere fortunato: siamo in estate. Ci fosse freddo fuori dovrei chiudere il locale. Il sindaco sostiene che pagherà i danni a tutti. Non so che dirle: io pago le tasse ma al momento sono molto amareggiato». Gli fa eco il signor Michele Rotondi, titolare di un negozio di scarpe in viale Zara. «L'acqua e la melma mi hanno invaso il negozio: la moquette è tutta da cambiare».
«Sono nero, furibondo! Non si può, non si può vivere in una città dove nessuno mai ti aiuta, tanto meno il Comune». È fuori di sé Calogero Inguanta, 28 anni, che studia Comunicazione in Statale e sogna un futuro da giornalista. Ha una spugna in mano, sta vuotando la sua Fiat Punto azzurra, all'angolo tra via Veglia e via Asmara. «L'acqua arrivava fino a metà sedili - spiega -. All'inizio la pioggia non sembrava l'apocalisse che poi è diventata intorno alle 4. Ma dico, i vigili del fuoco non potevano cominciare a suonare i campanelli della gente? Sarei sceso, avrei spostato la macchina. Invece ho dovuto trovarmela in queste condizioni alle 7 del mattino! Ora cosa faccio? Non ho certo il denaro per comprarne una nuova!».
Al Bar «Colt 45» di piazzale Lagosta i due contitolari Paolo Valesi, 48enne e Vincenzo Bosco, 50 anni, hanno passato la giornata di martedì ad aiutare la gente a guadare la strada.
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