Milano culla e capitale del socialismo italiano si dimentica dei socialisti. Un silenzio assoluto ha accompagnato il trentennale della morte di Riccardo Lombardi, che fu il primo prefetto della città nel dopoguerra; un silenzio assordante di cui si è accorto l'ex assessore Roberto Caputo, fino a pochi mesi fa vice capogruppo provinciale del Pd. Lo stesso silenzio si è sentito pochi giorni fa, quando sono caduti i 15 anni dalla morte di quello che è stato il leader socialista più amato (dai suoi) e più odiato (dagli altri), in primo luogo dai compagni-nemici del Pci: Bettino Craxi.
Lombardi era nato a Regalbuto e aveva origini toscane. Ma a Milano lasciò il segno. E fu protagonista della Liberazione e nella Repubblica dei partiti. Craxi era milanesissimo. Figlio del viceprefetto del Dopoguerra, frequentò il liceo Carducci, a 19 anni entrò nella federazione milanese del Psi, poi fu consigliere comunale e assessore. E fu molto milanese da presidente del Consiglio, negli anni Ottanta, quando per primo intuì le potenzialità della cosiddetta «Milano da bere», una stagione forse troppo frettolosamente liquidata in anni più recenti visto che fu anche il preludio dei fasti successivi della moda e del made in Italy. La sua figura è stata oggetto di mille discussioni, come molti protagonisti della Prima repubblica italiana. E fu al centro di una vicenda giudiziaria complessa e dibattuta che lo condusse lontano dal suo Paese fino al giorno della morte, quando l'allora presidente del Consiglio, Massimo D'Alema va ricordato - propose funerali di Stato che poi non furono mai celebrati per il diniego della famiglia. Ma è innegabile che Craxi fu un leader politico di primo piano (basti pensare alla battaglia sulla scala mobile) e fu uomo di Stato come dimenticare il caso Sigonella e il braccio di ferro con gli Usa?
Eppure la sinistra che governa Milano ha fatto finta di niente. Anche se - come ha ammesso lo stratega del sindaco, l'attuale assessore Franco D'Alfonso l'esperimento «arancione» nasce come incontro fra una cultura laico-socialista molto meneghina e l'area del cattolicesimo democratico ambrosiano (e «martiniano»). Hanno fatto finta di niente mentre dedicavano ore e giorni a seguire le alchimie di un Nichi Vendola, le evoluzioni di un Pippo Civati, le velleità degli Tsipras italiani.
Difficile non pensare che gli inquilini del Palazzo e i dirigenti dei partiti di maggioranza abbiano perso un'occasione, rinunciando a una rilettura - non necessariamente apologetica - di personalità complesse, ma davvero ricche di spunti e intuizioni, per la città e per una sinistra in cerca d'autore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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