Alberto Giannoni
Giovedì primo Consiglio comunale dell'era Sala e il centrodestra si prepara. La partita si gioca su due fronti: l'opposizione al centrosinistra e i rapporti interni, strettamente legati al futuro politico della coalizione ma anche di Stefano Parisi, candidato sindaco sconfitto (con onore) al ballottaggio del 19 giugno.
In Consiglio le quattro liste che hanno ottenuto seggi (Forza Italia, Lega, Milano Popolare e Lista Parisi) daranno vita a un gruppo ciascuno. E resteranno in Consiglio i due «big» eletti a furor di voti, Matteo Salvini e Mariastella Gelmini. La recordman di preferenze e capolista di Forza Italia intende tener fede alla fiducia di 11mila milanesi e quindi farà la consigliera. Sembra tuttavia orientata a lasciare l'incarico di capogruppo a un collega. L'ipotesi prevalente, al momento, è quella di Gianluca Comazzi. L'ex garante degli animali, votatissimo il 5 giugno, non conferma questa possibilità. Commenta invece la fisionomia della giunta nominata dal sindaco, Beppe Sala. E parla di «una foto sbiadita del 2011, con un giro di deleghe per dare l'impressione di un cambiamento. Una prova di debolezza di Sala». L'altro «golden boy» azzurro, Pietro Tatarella, già capogruppo nel mandato consiliare appena terminato, sembra destinato a un altro ruolo chiave: la presidenza della commissione di controllo sulle partecipate.
Sono almeno tre gli incarichi che toccano alle opposizioni: la vicepresidenza della commissione antimafia e due vicepresidenze del Consiglio. Tutti questi posti, però, dovranno essere concertati dal centrodestra con le altre opposizioni: i 5 Stelle, intanto, cui sta a molto a cuore il tema-partecipate ma difficilmente lo otterranno. E Basilio Rizzo, candidato sindaco di «Milano in Comune» che ha presieduto l'aula dal 2011. Vorrà esercitare un ruolo? Un posto di vicepresidente potrebbe essere confermato alla Lega. Un altro potrebbe andare a un consigliere azzurro come Fabrizio De Pasquale.
Nel lavoro in aula, poi, è chiaro che non si vedono grandi spazi per gli «inciuci». Ma il candidato sindaco Stefano Parisi ha sempre escluso anche l'ostruzionismo. Nel centrodestra ogni gruppo si organizzerà e si regolerà in modo autonomo, salvo poi coordinarsi con gli altri. L'assetto vede da una parte un'area moderata (Parisi, Manfredi Palmeri e il popolare Matteo Forte), dall'altro la Lega e Forza Italia a far da perno. Ma è dal Carroccio, un po' a sorpresa, che arriva un'apertura a tutti, «per il bene della città». Anche sugli incarichi. «Sentiremo gli altri partiti dell'opposizione e prima di tutto si deve trovare un accordo - spiega il capogruppo uscente della Lega Alessandro Morelli - Spero che si trovi e che si mantenga.
Sono anche convinto che all'interno della maggioranza ci sia sensibilità nel rappresentare tutta la città. Con Pisapia non ce l'abbiamo fatta ma Sala non è Pisapia. Noi la mano la porgiamo». E se non sarà stretta? «...noi siamo la Lega».