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Stalking sulla attivista anti-femminicidi: preso

Il 50enne: "Ero frustrato". In casa trovati mazze chiodate, mannaie e machete

Stalking sulla attivista anti-femminicidi: preso

Ha un nome l'uomo che a partire dal novembre dello scorso anno ha danneggiato ripetutamente il «Muro delle donne» di Buccinasco, il grande affresco che in via Tiziano, nel cuore della cittadina, denuncia il dramma delle violenze e dei femminicidi. Ora che il vandalo ha un nome, si capisce quanto il tema sollevato dal «Muro» sia reale e urgente: perché si scopre che l'uomo non si è limitato a prendere di mira il murale, ma ha sottoposto a una persecuzione allucinante una delle donne che hanno promosso l'installazione e che da tempo è in prima fila nella battaglia contro le violenze di genere. La donna, assai nota a Buccinasco anche per la sua attività teatrale, ha vissuto mesi di incubo, tra messaggi di morte e agguati, in un mix di follia neonazista e rabbia contro la «comunistella»: «W i femminicidi... la guerra è aperta... devi soffrire, mi diverto a farti soffrire».

Ieri l'uomo, Enrico Fisher, milanese, cinquant'anni, è stato colpito dalla misura più grave attualmente consentita dalla legge: il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla sua vittima, di telefonarle, di messaggiarla. Divieto sul cui rispetto toccherà ora vigilare alla polizia locale e ai carabinieri, visto anche il quadro che di se stesso ha dato Fisher quando è stato interrogato dal pm Maria Cardellicchio: dopo avere confessato quasi per intero gli agguati ai danni della donna, ha spiegato di essere affetto da «disturbo d'ansia generalizzata» e di non essere nuovo a comportamenti simili. Nel divieto emanato dal giudice preliminare Guido Salvini vengono riassunte così le ammissioni dello stalker: «Avendo appreso che la persona offesa è sposata ed ha un orientamento politico di estrema sinistra, in contrasto con l'ideologia politica dell'indagato, questi ha iniziato a covare un profondo senso di rabbia, misto ad una profonda delusione nei suoi confronti, inviandole messaggi intimidatori e tagliando le ruote della sua auto nonché di quella del marito».

Nella sua smania, Fisher aveva anche fatto in modo di incontrare brevemente la sua vittima, chiedendole con una scusa un appuntamento: ma quel breve incontro gli è stato fatale, perché la donna lo ha poi riconosciuto nelle immagini di una telecamera mentre tagliava le gomme della sua vettura.

Individuato grazie alle utenze telefoniche, Fisher è stato perquisito: sono saltati fuori tre busti di Mussolini, sei machete, una baionetta, venti pugnali, due mannaie, una mazza ferrata con palle chiodate e cinque manganelli di cui uno con la scritta «boia chi molla». È stato denunciato sia per il reato di atti persecutori che per il possesso ingiustificato delle armi.

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