Lo Stato taglia altri 43 milioni E il buco di bilancio si allarga

Oltre le più nere previsioni. Se il Comune di Milano si aspettava già un bel doloroso taglio di finanziamenti da parte dello Stato, mai si sarebbe immaginato che sarebbe stato di questa portata. Ben oltre le previsioni di oltre 40 milioni di euro. Esattamente 43 milioni di euro secondo le stime fatte dall'assessorato al Bilancio.
È allarme rosso per le casse già malmesse del Comune.
E infatti ieri l'assessore al Bilancio Francesca Balzani ha disertato la giunta settimanale per correre a Roma insieme al neo-presidente dell'Anci Piero Fassino e sottoporre al ministro dell'Economia Fabrizio Saccomani una questione che interessa parecchi Comuni, ma Milano più degli altri.
Il criterio di ripartizione della «spending review» fissato dal legislatore ai primi di giugno infatti distribuisce i finanziamenti in base alle spese fatte nel triennio 2010-2011-2012. Seguendo però un principio che va a penalizzare Milano: chi più ha speso avrà un taglio proporzionalmente più sostanzioso.
E Milano di spese ne ha eccome, legate soprattutto alle società partecipate come Atm o Amsa, con i loro contratti di servizio che il Comune paga, che pesano sulle casse e che secondo quanto previsto dal cosiddetto «Fondo di ripartizione» contribuiscono a far lievitare ancor di più i tagli da parte dello stato. La scelta del Comune è stata di esternalizzare i servizi legati a trasporti e alla raccolta dei rifiuti, «un modello di gestione più efficiente, trasparente e europeo che finisce invece per penalizzarci rispetto agli altri», commenta l'assessore Balzani di ritorno da Roma. In totale si tratta di circa un miliardo di euro pagati dal Comune per trasporti e rifiuti, tutti soldi che vanno a finire nel bilancio e che risultano voci di spesa. Il Comune ha fatto studi e proiezioni per capire se poteva esserci qualche correttivo. Ma quando ha capito che per Milano i tagli potevano passare dagli 80 milioni previsti a 123 milioni di euro ha cercato di correre ai ripari. Ieri dunque l'incontro col ministro «che - ha commentato l'assessore Balzani - è stato disponibile nel trovare una soluzione che abbia un senso più equo».
In totale infatti si tratta di 2 miliardi e 250 milioni che non verranno più girati dallo Stato ai Comuni. I criteri su come si dovevano abbattere questi tagli tra le varie città dovevano essere fissati entro lo scorso aprile dalla conferenza Stato-città. Poi il termine era slittato a maggio «ma anche in quell'occasione non era stato trovato l'accordo», spiega ancora l'assessore.
Se ne sarebbe dovuto occupare un decreto ministeriale ma alla fine tutta la questione è finita sui banchi del Parlamento che ai primi di giugno ha fissato le modalità di ripartizione legandole appunto alle spese effettuate nei tre anni che vanno dal 2010 al 2013.


«Sono criteri che ci penalizzano e non rispondono a una logica di andare a premiare quei comuni che di fatto hanno scelto modelli di gestione più efficienti», ribadisce l'assessore. Lei ha portato a Roma il «caso Milano», ma a fianco anche Fassino a nome dell'Anci che ha sostenuto la necessità di correggere i criteri fissati.

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