Il caso di Rosa, la 71enne a cui è stata occupata la casa mentre era in ospedale, ha acceso un nuovo riflettore sulle occupazioni abusive sotto la Madonnina. Quando anni fa si era iniziato a parlare di anziani che non andavano in vacanza per paura di vedersi sottrarre la casa, alcuni avevano storto il naso. La storia sembrava eccessiva, impossibile in una città civile come il capoluogo lombardo. Il caso «Rosa» invece ha dimostrato che la presa sulle case popolari è stata persa in molti casi perché ormai c'è anche l'ansia di essere ricoverati. Una paura vissuta in via Salomone così come in almeno altri dieci casi. In diversi di questi, l'unica soluzione trovata dalle pubbliche amministrazioni è quella di radere al suolo gli edifici.
I primi due casi simbolo di quest'ultima opzione sono via Bolla, al Gallaratese, e via Gola, vicino ai Navigli. Dopo anni di tentativi, appelli, raccolte firme, inchieste giornalistiche, marce e iniziative varie Aler ha comunicato che ha intenzione di mettere in vendita i suoi palazzi in queste due strade. Gli edifici sono da abbattere e ricostruire. In questi anni i clan di rom e i centri sociali impegnati in battaglie ideologiche, hanno accelerato la corsa verso il degrado di questi complessi edilizi.
Non sono però i soli. In via Lorenteggio le demolizioni sono partite dal civico 181 e secondo i progetti presentati da Palazzo Marino entro il 2019 quest'area del Giambellino sarà ricostruita e riconsegnata alla cittadinanza. I fondi si sono trovati grazie a una collaborazione tra Comune e Regione sui bandi europei.
Il quadrilatero tra via Paravia e via Civitali poi è uno di quelli citati dal quotidiano Fatto quotidiano a proposito della mappa che l'Antiterrorismo avrebbe disegnato su Milano per identificare i possibili covi di jihadisti in città. Era il luogo di residenza di Mohamed Game, l'uomo che tentò di farsi esplodere all'interno della caserma Santa Barbara. In via Civitali, così come in alcune strade interne del quadrilatero della paura sono partiti imponenti opere di riqualificazione. Il racket delle occupazioni e la presenza di pregiudicati e altri soggetti pericolosi per la comunità impediscono un vero rilancio.
In via delle Forze Armate c'è un altro caso: i magazzini militari di Baggio, parte del mega progetto di riqualificazione delle caserme milanesi in disuso, sono diventate una sorta di base logistica per la delinquenza, almeno a sentire gli abitanti del quartiere.
A volte le responsabilità si rimpallano per troppo tempo tra le pubbliche amministrazioni, gli imprenditori falliti, i tribunali e, naturalmente, la burocrazia. Accade in via Adriano: nei giorni scorsi si è celebrato un altro passaggio del processo che vede coinvolti nove residenti della zona che nel 2016 dettero fuoco ad alcuni giacigli di fortuna presenti in uno stabile abbandonato. Il loro avvocato ha descritti l'accaduto come «uno sgombero operato da persone esasperate».
Esasperazione che si respira anche nel quartiere Vialba e in diverse zone di Quarto Oggiaro, dove il degrado che infesta le case popolari soprannominate «le carceri» non è mai stato sconfitto in maniera definitiva.
Per non parlare di Bruzzano, dove è appena stata sgomberata la temuta famiglia Scirocco, e delle case popolari tra viale Sarca e viale Fulvio Testi. Più volte indicate come fortino della malavita, i complessi edilizi hanno ancora molta strada prima di uscire dal degrado. Le auto bruciate sono un dettaglio comune nel panorama di questi luoghi.
Così come spacciatori e prostitute che attendono i clienti della Milano bene.Per finire il quartiere Corvetto, dove il Comune ha annunciato l'apertura di una sede dei Servizi sociali proprio per contrastare il degrado della zona.
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