Studio, lavoro, sport: è campus-mania

È un fenomeno che si estende a macchia d'olio e che, ogni anno, vede partire in «villeggiatura» migliaia di bambini e ragazzi italiani. Ma con un obiettivo: studiare, lavorare, fare sport, praticare una disciplina da futuri campioni. Le vecchie colonie sono tornate in auge con la differenza, però, che oggi offrono attività tra le più disparate e si chiamano campus estivo d'inglese, multisport, di nuoto, di musica, di tennis, d'archeologia e dell'Età della Pietra. Chi vuole può vestirsi anche da antico romano, provare i brividi dell'avventura, pascolare le pecore, fondere metalli, dedicarsi alla pesca o allo studio intenso di una lingua e praticare da perfetto atleta una disciplina sportiva, qualsiasi essa sia. Solo per fare un esempio, sono oltre 200mila i bambini e gli adolescenti che ogni anno partecipano, in tutta Italia, ai campi estivi dell'Agesci, l'organizzazione più tradizionale degli scout. Il campo estivo, della durata di una o due settimane, costituisce l'esperienza culminante della vita scout. Qui i ragazzi imparano a conoscere la natura, a rispettare le regole comunitarie e a rendersi più autonomi. Gli scout Agesci sono divisi in vari gruppi di età e i bambini e le bambine, tra gli 8 e gli 11 anni, sono circa60 mila. Numeri importanti, ai quali vanno aggiunti quelli di tutti i partecipanti alle varie strutture laiche e private, sparse sul territorio nazionale. Un'importante distinzione, però, va fatta tra campus diurni (giornata lavorativa piena) e campus residenziali (chi parte per le località vacanziere selezionate). Le differenze sono tante. Economiche in primis.

I secondi costano di più, ma soprattutto emotive per i genitori che mandano per la prima volta i propri pargoli lontano da casa e che forse, le prime volte, desiderano averli più vicini. Basti pensare che sono migliaia i ragazzi che partecipano ai campus di calcio.

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