«Ho buttato lì una provocazione dirompente. Ne ero consapevole. La rete mi ha sbranato, ma ha anche avviato un dibattito ed era quello che volevo». Perché l'impiccagione è una delle risposte, e nemmeno la più truce, raccolta dall'assessore Raffaele Cattaneo dopo aver twittato un lamento per il taglio dello stipendio di «appena» 8mila euro al mese. Un'uscita che ha ovviamente scatenato la rabbia di un Paese che arranca e di molti nel Pdl che l'hanno giudicata quantomeno «inopportuna». A cominciare dal governatore Roberto Formigoni. «Cattaneo - ha tagliato corto - ha posto un problema che c'è, ma lo ha fatto in modo totalmente sbagliato».
Lui, l'assessore Cattaneo, ciellino doc e quindi magari inconsciamente votato alla crocifissione, ha passato la giornata di ieri pellegrinando tra convegni, piazze e televisioni a spiegare quello che praticamente tutti hanno giudicato un gesto di pazzia. «Io voglio rivendicare la serietà della politica - ha ripetuto più volte - Ma senza questa provocazione, non avrei potuto urlare che non sono un Fiorito, un Lusi e nemmeno una Minetti. E che un politico non si deve misurare dallo stipendio, ma dalla qualità del suo lavoro per i cittadini. Perché la politica è passione». Tutto vero. Non ci fossero quegli 8mila euro che in tempi di casta ladrona e disoccupazione non possono che stridere. «Occorre una riscossa della politica e questa richiede il coraggio della verità, anche scomoda e controcorrente. Una politica che arretra continuamente di fronte all'onda montante dell'antipolitica, non potrà che essere spazzata via». E spiega che da dirigente in un'impresa privata guadagnava molto di più, che se volesse diventare ricco accetterebbe altre proposte. Che un assessore alle Infrastrutture gestisce 30 miliardi di investimenti. Che dopo aver fatto bene i conti, lo stipendio è di 6.450 euro al mese. «Che sono tantissimi, ma molti meno di quanto guadagna un manager privato o un dirigente in Regione». Che una volta era di 10mila euro e in Lombardia se lo sono già tagliato. E poi che «la Lombardia costa ai cittadini 21 euro pro capite all'anno, mentre una volta erano 40 e la media in Italia è di 109». Tutte argomentazioni che in molti nel Pdl (e non solo) sono disposti a condividere, ma non in pubblico. A parte il presidente del consiglio provinciale. «Vogliamo un'Italia da serie A? Ingaggiamo i giocatori migliori - dice Bruno Dapei -, ma ricordiamoci che costano. Oggi siamo assordati dai fischi contro chi ci porta in serie B ed è pure strapagato, ma questo non deve impedirci di ragionare per non aggiungere errore a errore».
«Noi presidenti di Regione - ha spiegato ieri mattina Formigoni al gazebo del Pdl in piazza san Babila - abbiamo concordato con il governo una serie di tagli agli emolumenti di presidenti, assessori, consiglieri, gruppi politici.
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