Dopo l'anteprima di sabato per i ragazzi under 30, martedì apre ufficialmente la stagione di Balletto del Teatro alla Scala con la Serata Ratmansky. In scena, con il corpo di ballo scaligero, due astri della danza come Roberto Bolle e Svetlana Zakharova, quindi Massimo Murro e Andrei Merkuriev artista ospite. L'appuntamento ha il coreografo Ratmansky, il numero un in campo, firma assoluta delle coreografie. La serata è articolata in tre atti, con un ritorno, una prima per la Scala e una prima mondiale. Ritorna Concerto DSCH, creazione su musiche di Dmitrij Sostakovic (alias D.Sch) premiata nel 2012 come miglior produzione classica di balletto da Danza &Danza. Un lavoro vitalistico su musiche vivaci come difficilmente accade nel mondo sofferto del compositore. Che trasse un sospiro di sollievo per la morte di Stalin e firmò una composizione (cui appunto attinge Ratmansky) traboccante di energia.
È un esordio scaligero «Russian Seasons», il secondo balletto della serata, dove su un disegno e tecnica classici si innesta il folclore russo. Il testo musicale, di Leonid Desyatnikov, coinvolge orchestra d'archi, violino solista e soprano, più sezioni cantate su testi del folclore russo.
Si rilegge il ciclo delle quattro stagioni con altrettanti quadri musicali che, al contempo, raccontano storie di tutti i giorni. Per ogni sezione Ratmansky ha creato un'immagine coreografica che e' una fotografia istantanea della vita (così ha osservato il fotografo). Entrano in scena sei coppie, contrassegnate da altrettanti colori, che nel tempo vivono amori, amicizie e lutti. Colori che identificano personalità e caratteri. La donna in rosso è l'emblema della forza della natura, si dispera, conosce la rabbia per un amore imposto. La donna in verde è un'anima sognante. Quella in arancio rimanda alla malinconia, si congederà dal pubblico di bianco vestita: sposa e angelo.
Il cuore della serata è costituito dalla prima mondiale Opera, creazione nuova di zecca, fatta su misura per i complessi della Scala: nel mondo emblema della lirica. Ancora è Desyatnikov la firma delle musiche.
Perchè Opera? Ratmansky spiega che «è una meditazione su come era lo spettacolo barocco», un genere che vide l'Italia brillare sulla scena europea. Ma attenzione «non uso però bassi di danza barocca, è una riflessione, una fantasia. Non c'è una storia, la danza viene trattata con una impostazione astratta», ricorda il coreografo. Si miscelano testi di Metastasio e Goldoni, icone del Settecento italiano. Non manca dunque - sarà alla fine del balletto - una scena con spunti comici «dove ci si interroga su come scrivere un'opera appropriata e quante arie deve avere ogni personaggio. È quasi una ricetta, i consigli su come scrivere un'opera». Non solo, si ironizza sull'uso di voci femminili in luogo delle maschili, come richiede il melodramma barocco.
Russian Season e DSCH portano in scena la Zakharova mentre Bolle interviene in Opera. Due cantanti di casa alla Scala, entrambi, capitanati da Monna Carla (Fracci), hanno anche assistito all'esordio della stagione lirica, il 7 dicembre, con Traviata.
Ratmansky, classe 1968, di San Pietroburgo, è stato direttore al Bolshoi, ora è coreografo residente fino al 2023 dell'American Ballet. Dalla sua parte ha una solida formazione russa arricchita dalle novità d'Europa, in testa danesi.
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