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È tornato il «jukebox umano» degli Oblivion

In scena al Leonardo la fortunata satira musicale della compagnia di Davide Calabrese

Ferruccio Gattuso

Sempre di corsa, ma non distratta: Milano è una città che, per tradizione, sa riconoscere il talento e l'inventiva di chi l'attraversa. Ecco perché ci sono artisti che la metropoli sceglie di adottare e che, a prescindere dalla loro collocazione geografica, considera un po' come suoi. Tra questi ci sono gli Oblivion, non a caso portati sulla piazza milanese da un produttore e uomo di teatro come Paolo Scotti: il quintetto nato e cresciuto a Bologna, come tutti sanno, si è fatto conoscere sul web, attraverso video postati su You Tube, a cominciare da quella celebre parodia dei manzoniani «Promessi Sposi» dipanata in dieci incredibili minuti effettivi. Qualcosa che già dimostrava eclettismo, fantasia, ironia e una preparazione musicale non indifferente. Dopo numerosi passaggi milanesi e a pochi mesi dall'ultimo spettacolo al Teatro Leonardo andato in scena in primavera scorsa, gli Oblivion tornano sullo stesso palcoscenico fino al 19 febbraio con l'edizione riveduta e corretta di «The Human Juke Box», show che lo stesso Davide Calabrese uno dei cinque insieme a Graziana Borciani, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli e Francesca Folloni definisce «un continuo work in progress. La caratteristica di questo spettacolo richiede un aggiornamento incessante: non a caso drizzeremo le antenne davanti all'imminente nuovo Festival di Sanremo. Uno dei nostri numeri è la canzone unica in cui leghiamo tutte le canzoni vincitrici del festival: ovviamente dopo gli Stadio, arrivati primi l'anno scorso, aggiungeremo il nuovo vincitore». Rispetto all'esibizione di aprile scorso va registrato il ritorno nelle file degli Oblivion di Francesca Folloni, per qualche mese sostituita (causa maternità) dalla perfomer Clara Maselli: «Siamo ripartiti come un perfetto ingranaggio spiega Davide Calabrese Tra le novità dello show c'è anche qualcosa che non abbiamo ancora completato: una carrellata in pochi minuti di tutta la storia del rock, da Chuck Berry passando per i Beatles arrivando ai Blur». Gli Oblivion in effetti sono un macchina da spettacolo capace di inanellare 130 spettacoli all'anno.

Tra i numeri attesi in The Human Juke Box il duetto femminile con vocalist e consonant (dove le vocali finiscono su una voce e le consonanti sull'altra), i folli «innesti» di testi e musiche di differenti cantautori e il «Festivalzar», protagonisti i cantanti che in Russia hanno goduto di una seconda vita, da Cutugno ad Albano e Romina.

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