"Ritorno in Forza Italia con lo spirito del '94""

Ex deputato, Maurizio Bernardo dopo la campagna per il fratello rientra "per battere Pd e sinistra delle tasse"

"Ritorno in Forza Italia con lo spirito del '94""

«Voglio tornare in Forza Italia». Maurizio Bernardo, un trapassato remoto nella Dc, un passato remoto da berlusconiano, assessore nella giunta Formigoni in Regione dove nel 2000 è il più votato in assoluto con 14.977 preferenze. Nel 2006 con Fi e nel 2008 e 2013 con il Popolo delle libertà alla Camera, poi un passato prossimo nel Nuovo centrodestra di Alfano, la presidenza della Commissione Finanze della Camera, Alternativa popolare e poi il miraggio Matteo Renzi che lo candida con il Pd.

Onorevole Bernardo, perché.

«Un errore».

Non sia così tranchant anche se, da politico, il mea culpa le fa onore.

«Pensavo che Renzi e Berlusconi potessero realizzare insieme quel partito di centro che i moderati chiedevano».

Sembra lo stiano chiedendo ancora.

«È mancata Fi, il progetto non è andato avanti e io mi sono messo da parte».

Finita la quaresima?

«Dopo qualche anno, l'estate scorsa quando mio fratello Luca si è candidato sindaco di Milano e io ho coordinato la sua campagna elettorale».

Non avete vinto.

«Non solo, ma la sinistra ha quasi doppiato il centrodestra. Lo dico oggi a chi pensa che adesso si vincerà finalmente».

E quindi?

«Mi lasci solo ricordare che la Bernardo family ha preso il 3,2 per cento, mentre Calenda, più i Radicali, più Renzi, più Tabacci il 4,2. Tutti assieme».

Quindi il rientro in Fi.

«È un momento epocale, quello di un confronto vero tra centrodestra e centrosinistra in un momento di crisi gravissima».

Convinca Forza Italia a riprenderla.

«Assisto all'uscita di gente che dal presidente Berlusconi ha sempre avuto tutto e quindi mi sembra giusto fare un cammino in controtendenza».

Cosa porta e cosa chiede?

«Non chiedo niente, porto la mia grande passione per la politica».

Come entrò quella volta?

«Dicembre 1993, la vecchia sede di viale Isonzo, mi accolse il coordinatore dei club Angelo Codignoni che la sera prima aveva partecipato al Rosso e il nero di Santoro».

Perché bussò?

«Berlusconi era l'unico che poteva difendere l'Italia dal Partito comunista».

E adesso?

«Finalmente il Paese può avere un governo politico omogeneo».

C'è una fortissima conflittualità, i toni sono già accesissimi.

«Il centrodestra parla di programmi, a sinistra solo di poltrone e seggi. Il Pd è solo un ufficio di collocamento, peccato alcuni nostri ministri non lo capiscano».

Tre punti di una possibile agenda.

«Interventi sulle cartelle esattoriali e un fisco più equo».

Questo lo chiedono tutti.

«A parole, poi il presidente del Municipio 1 Mattia Abdu del Pd chiede di portare Area C a 10 euro. Loro sono il partito delle tasse. E poi la sicurezza, Milano è nei telegiornali di tutto il mondo per la cronaca nera. Ambiente ed ecologia».

Anche il sindaco Sala è verde.

«Peccato che oggi raddoppiamo le bollette per la nostra dipendenza energetica dagli altri Paesi dopo che la zavorra della sinistra con i suoi no ha impedito qualunque politica energetica».

A lasciare Fi sono ex coordinatori regionali: Romani, Mantovani, Gelmini.

«E le ragioni vere non sono come dicono oggi Draghi o prima questioni ideologiche, ma solo questioni personali».

Ora c'è Licia Ronzulli.

«Una donna, capace, provato curriculum nelle istituzioni, vicina al presidente Berlusconi. Ottimo per la Lombardia».

La sua scelta ha fatto discutere.

«I coordinatori sono sempre stati scelti dal livello nazionale. E Licia ha la capacità di essere inclusiva, sarà una figura di garanzia, farà bene al movimento».

Crede di aver passato l'esame?

«Io voglio solo fare un appello alle donne e agli uomini del '94, torniamo tutti insieme perché la sfida è difficile, ma Berlusconi ci farà tornare ancora a due cifre».

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