Tragedia della "Foppa". Dopo un secolo riuniti i familiari delle 9 vittime

Una valanga travolse la caserma della Gdf. Sul lago di Como la cerimonia del centenario

Tragedia della "Foppa". Dopo un secolo riuniti i familiari delle 9 vittime

Nevicava senza tregua da tre giorni quel 2 marzo di cento anni fa. I finanzieri del distaccamento «Foppa», infreddoliti e affamati, aspettavano l'ora di cena. La valanga di sassi e neve che si staccò all'improvviso dalla montagna sopra di loro rase al suolo la caserma. Morirono sette militari, il più giovane aveva 19 anni, il più anziano 35. E due civili, i portaviveri di 55 e 60 anni.

L'ANNIVERSARIO

Siamo a Dosso del Liro, paese di meno di 300 abitanti sulle montagne che sovrastano il lago di Como. Domani cade il centenario della tragedia della Foppa e per onorare le vittime si è deciso di fare le cose in grande. Con saluto delle autorità, funzione religiosa, banda, consegna di pergamene celebrative. Il filo della memoria a dire il vero non si è mai spezzato, ogni 2 marzo nell'ultimo secolo nella chiesa del paese c'è stata una messa in suffragio. Quest'anno però sono partite le ricerche in tutta Italia per rintracciare i parenti dei finanzieri e dei portaviveri e invitarli alla commemorazione. Dalla Sicilia alla Toscana al Piemonte. Merito soprattutto di Vito Tartaro, presidente della sezione dell'Anfi (Associazione nazionale finanzieri d'Italia) della vicina Gravedona. Tartaro ha inviato lettere a tutti i Comuni di origine dei caduti, chiedendo un aiuto per trovare i familiari.

IL SALUTO DI SALA

Così a Dosso del Liro hanno ricevuto l'invito i nipoti e i pronipoti dei portaviveri Giuseppe e Luigi Pisolo, che appunto erano del luogo. A Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, sono partite le ricerche dei congiunti del comandante del distaccamento, il brigadiere Agostino Magro. Ad Arezzo di quelli di Ugo Cacioli, a Piovero nell'Alessandrino di quelli di Martino De Ambrogi, a Pietraperrua (oggi La Spezia) di quelli di Calogero Falsone, a Gargnano vicino a Brescia di quelli di Emilio Feltrinelli, a Cortona vicino ad Arezzo di quelli di Gelardo Mancini. Il presidente della sezione Anfi ha scritto anche al sindaco di Milano Giuseppe Sala in cerca dei discendenti di Enrico Bonaconsa. L'Anagrafe si è attivata e in pochi giorni ha contattato i due nipoti del militare che vivono a Cernusco sul Naviglio. Sala ha inviato un messaggio che verrà letto alla cerimonia: «Partecipo - scrive - al commosso ricordo che tributerete nell'occasione a coloro che persero la vita servendo il nostro Paese durante il terribile conflitto mondiale del quale ricorre quest'anno il centenario».

LA GRANDE GUERRA

A ricostruire i fatti di quel tragico pomeriggio in piena Grande guerra ci sono i racconti tramandati di padre in figlio, i documenti storici della Guardia di finanza e la testimonianza dei sopravvissuti. Due finanzieri, Pietro Nicolai di Monterubbiano vicino ad Ascoli Piceno e Giuseppe Principe di Arcisate in provincia di Varese, si salvarono perché poco prima del disastro erano scesi in cantina. Il primo è poi morto all'età di 90 anni nel 1988 e il secondo nel 1964. La località della Foppa si trova a circa due chilometri dal centro abitato, a 1.200 metri di altitudine, in un punto ancora oggi difficile da raggiungere. Durante la Prima guerra mondiale la Guardia di finanza aveva un distaccamento per presidiare i sentieri del contrabbando verso il confine con la Svizzera, poco lontano. La valanga del 1918 travolse tutto. Su una collinetta, della caserma restano poche pietre del muro a secco del perimetro. I corpi delle vittime furono trascinati nella vallata sottostante, le operazioni di recupero furono molto rischiose. Furono sepolti a Dosso del Liro e ai funerali partecipò l'intero paese.

LA TESTIMONIANZA

Scrive Nicolai in una lettera del 1982: «Da tre giorni nevicava incessantemente e il Brigadiere Comandante del Distaccamento della Foppa diede ordine a due pattuglie di andare a rilevare altre due pattuglie in servizio, anche loro bloccate dalla neve e con il vitto, asciutto (25 grammi di pancetta al giorno), sicuramente esaurito. Purtroppo però e fortunatamente per loro non ci fu possibile raggiungerli. Ritornammo al distaccamento verso le 15 (...). Ci stavamo asciugando vicino alla stufa (...). Il finanziere Principe Giuseppe, aiuto in cucina, mi chiese di andare con lui in cantina per aiutarlo. Accettai di malavoglia perché ero molto stanco, la cantina fu la nostra salvezza, giunti nel piccolo locale sentimmo un boato, uno scricchiolio di muri che crollavano, qualche lamento e poi... silenzio assoluto». Della Foppa non era rimasto nulla.

Un altro finanziere, che era a letto in soffitta, venne sbalzato a 500 metri di distanza.

Ma era vivo ed ebbe la forza di camminare fino alla Brigata di Dosso del Liro per chiamare i soccorsi. Era l'una di notte. Gli sciatori partirono la mattina dopo e scavarono nel cumulo di neve alto tre metri. Salvando Nicolai e Principe, rimasti sepolti per 16 ore.

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