Cronaca locale

La Triennale celebra i cent'anni di Castiglioni

Pamela Dell'Orto

«L'è un gran Milan». Si apre così, con l'aforismo milanese per eccellenza, la mostra A. Castiglioni inaugurata alla Triennale (fino al 20 gennaio), che celebra il grande maestro del design italiano scomparso nel 2002. Milano fa da sfondo alla grande avventura professionale e umana di Achille Castiglioni, che quest'anno avrebbe spento 100 candeline, è la città in cui nasce, lavora (nello studio di Porta Nuova e poi di Piazza Castello) e lo ispira per dare i nomi ai suoi oggetti. Qui concentra la maggior parte dei suoi progetti architettonici, dalle chiese ai ristoranti, dal Palazzo della Permanente alla Camera di Commercio. Ed è la città del Politecnico, dove fra i suoi studenti c'era anche Patricia Urquiola. E nessuno meglio di lei, spagnola di nascita e milanese d'adozione, poteva allestire e curare la mostra. «Sono una fortunata allieva di Castiglioni, io ho fatto ben poco: è la sua voce ad accompagnare il visitatore. Avevamo più di 1.500 progetti, fra schizzi, oggetti, progetti, manufatti, modellini, ne abbiamo selezionati 230, intorno ai quali ruota tutto».

Visitando i 1.500 metri quadri è impossibile non sorprendersi e non divertirsi. C'è tutto Castiglioni: l'uomo che amava fumare, e il progettista che lavorava con il fratello Pier Giacomo, «Il Castiglioni conosciuto ma anche quello sconosciuto» prosegue Federica Sala, l'altra curatrice della mostra. Ci sono i suoi pezzi più famosi come lo sgabello a tre gambe «Allunaggio» (su cui ci si può sedere), la lampada «Arco» in varie versioni, la «Gibigiana», le lampade di Flos, le sedute più note, i progetti divertenti e interattivi (da toccare) come i telefoni e le macchinette del caffè, perché Castiglioni già prevedeva un futuro dove i telefoni sarebbero stati ovunque e avremmo avuto a casa la macchinetta del caffè. Ci sono i progetti di design industriale, gli allestimenti per mostre e fiere, le foto, i disegni preparatori. E poi tanti pezzi inediti come una poltrona di Zanotta che Pedro Almodòvar ha nella sua camera da letto, e oltre 600 documenti prestati dalla Fondazione Castiglioni, come gli schizzi che mostrano come nasceva il nome di un oggetto. Tutto è diviso in 20 aree tematiche ma non cronologiche.

Grandi classici senza tempo e divertenti, perché una delle chiavi della mostra è proprio l'ironia.

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