Dopo Uber ora è guerra alle app cinesi e francesi Il caso Torino

I tassisti con licenza regolare sono scesi spesso in piazza negli ultimi anni contro Uber e la versione UberPop ritirata dal colosso americano per evitare eccessive violazioni. Più di recente è nato il fenomeno «Risciò», la app che arruola autisti cinesi (senza la licenza per il servizio Ncc, noleggio auto con conducente) e si può scaricare soltanto su sim made in China. Il Comune ha poi multato tra il 2017 e i primi due mesi dell'anno venti autisti legati alla app francese «Heetch» che funziona solo dalle 20 alle 6 del mattino e copre soprattutto il luoghi della movida. Secondo i tassisti il contrasto del Comune al fenomeno degli abusivi classici o «tecnologici» è ancora troppo blando, e i numeri delle multe confermano la protesta. Stefano Salzani, responsabile commerciali di Taxiblu 02.40.40 porta ad esempio il caso di Torino, dove non più tardi di un mese fa la polizia locale in accordo con il prefetto «ha attivato una linea operativa per contrastare e reprimere il fenomeno dell'abusivismo avvalendosi di controlli intensivi e di sanzioni elevate per i trasgressori quanto per i clienti». Il Codice della strada prevede il pagamento di somme che possono superare i settemila euro, la confisca del veicolo e la sospensione della patente fino a dodici mesi contro chi viene sorpreso a svolgere il servizio taxi senza licenza.

Il neo comandante della polizia locale a Torino Emiliano Bezzon, già capo dei vigili durante la giunta Moratti, ha avviato controlli a tappeto. «Non sappiamo se questa possa essere la soluzione ma è un primo segnale - afferma Salzani -. Milano dovrebbe imitare».

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