«Devono mandarlo in carcere nel suo paese, perché qui siete troppo morbidi e in men che non si dica ce lo troviamo fuori». Perentorio il commento di H.H., 40enne marocchina e amica di Antonia Stanghellini, 46enne uccisa sabato sera a coltellate dall'ex compagno e padre di due dei suoi tre figli, il 44enne Moustapha Hashuani, e che non si rassegna alla morte dell'amica in nome dellalucida follia di un uomo che non la lasciava vivere da donna libera.
Lo sapevano tutti, amiche, parenti, vicini di casa, ognuno aveva ascoltato le urla della coppia o le confessioni di Antonia che per lungo tempo ha sopportato in silenzio. «Io non so perché ha ritirato le denunce, forse per paura - dichiara l'amica - l'ultima volta le ho detto non le avrei più dato retta se la ritirava, lui l'ha mandata in ospedale. E ora non c'è più». Antonia, descritta madre devota e amica sempre disponibile, non ne poteva più di Moustapha e i suoi pedinamenti, della sua violenza psicologica, eppure non era riuscita a bloccare i soprusi dell'ex geloso e possessivo che era riuscito a manipolare la sua vita. «Alla fine si era decisa, ne abbiamo parlato a lungo - racconta H.H, moglie di un italiano con cui ha un figlio piccolo -, ma anche se lo aveva mandato via di casa lui tornava quando voleva, aspettava il momento buono per abusare di lei. Antonia era andata dalla psicologa, ci andavano anche i figli». Quando ha preso la decisione però, è morta. «È morta perché lui è un padre padrone, perché è possessivo, violento - prosegue la donna -, spiace dirlo proprio io, ma è anche una questione di mentalità, e questa mentalità è sbagliata. Lei era fragile, lui l'ha distrutta continuando a tampinarla, la seguiva ovunque, anche quando andavamo a berci un caffè passava davanti alla vetrina del bar, era un incubo. Le ha detto più volte o con me o ti ammazzo, e l'ha fatto davvero». Sabato sera Antonia aveva un appuntamento proprio con le amiche, per andare a vedere un film al cinema. «Doveva essere a casa mia alle 18.30 - ricorda la 40enne magrebina - non arrivava così ho chiamato. Ha risposto Moustapha, mi ha detto di lasciare in pace Antonia che era con lui, ma lei dietro urlava, così ho attaccato e chiamato il 112 ma ero nel panico e non mi ricordavo la via della sua casa, il numero civico». H. H. piange, forte, perché quando l'assassino l'ha richiamata, Antonia stava vivendo in suoi ultimi attimi. «Mi ha ritelefonato e mi ha urlato che gli avevo distrutto la vita, che lo avevo rovinato. Secondo lui solo perché sono marocchina avrei dovuto appoggiare le sue maniere, ma non è stato così, io volevo aiutare la mia amica». Oggi rientra in Italia anche la figlia maggiore di Antonia, che ha vinto una borsa di studio per studiare in Spagna. H.
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