Sabrina Cottone
È un agosto molto caldo eppure ventimila persone entrano in Duomo tra le quattro del pomeriggio e le dieci di sera per salutare Tettamanzi. E si accende anche la poesia della neve alla fine della storia terrena del cardinale Dionigi, morto nella sua casa a Villa Sacro Cuore di Triuggio sabato mattina. Era il 5 agosto, ricordo di una prodigiosa nevicata estiva in onore della Vergine che la Chiesa festeggia proprio quel giorno: sul luogo della tradizione è sorta la basilica di santa Maria Maggiore a Roma. E oggi l'uomo che è stato arcivescovo di Milano dal 2002 al 2011 sarà seppellito in Duomo accanto al beato Schuster, sotto l'altare della Virgo Potens, detto anche di Santa Maria della Neve. Coincidenze delicate che si commentavano in Duomo, mentre le prime ali di folla premevano per l'ultimo omaggio.
I funerali saranno celebrati questa mattina alle 11 dal cardinale Angelo Scola insieme all'arcivescovo eletto, Mario Delpini. Ma la semplice bara di legno sigillata con la ceralacca è arrivata in Duomo poco dopo le tre, scendendo dalle colline della Brianza. A Villa Sacro Cuore, ultima casa di Tettamanzi, cercando tra il verde l'angolo giusto, il cardinale riusciva anche a vedere il profilo di Milano, con le sue case e i suoi grattacieli. Qualche palazzo che sfidava il cielo lo aveva anche benedetto, quando in cima, dopo che le gru avevano finito il loro lavoro, le maestranze portavano la copia della Madonnina che svetta in Duomo: a Milano è tradizione onorata che nessun edificio superi in altezza la statua d'oro simbolo della città.
Prima di arrivare a Milano, il corteo da Triuggio si è diretto a Renate, dieci chilometri in là, la cittadina dove Tettamanzi era nato 83 anni fa. Nella parrocchia dove è stato battezzato e ha celebrato la prima Messa, la salma è stata benedetta dal parroco. Poi di nuovo in movimento, fino all'arrivo in Duomo: nella cattedrale dove ha tanto celebrato era stato l'ultima volta il 25 marzo, già malato, per incontrare Papa Francesco. Ad accompagnarlo, come negli ultimi anni della vita e della malattia il suo segretario, don Tiziano Sangalli. Era seduto in prima fila tra le panche anche ieri, con le persone di famiglia, la sorella, il fratello, la figlia del fratello con le bambine e la sua assistente, Marina Oggioni. Girava tra i banchi don Davide Milani, che da giovane prete era stato suo portavoce, lo sguardo coperto da occhiali da sole.
Alle quattro, quando si sono aperte le porte della cattedrale, una piccola folla già premeva dietro le transenne. L'afflusso è stato lento e costante, uomini e donne in fila che attraversavano la navata per fermarsi in preghiera. Sopra la bara, l'Evangeliario ambrosiano aperto sulla pagina della Domenica di Resurrezione. Accanto il cero pasquale. Intorno quattro vasi di rose bianche. Ha celebrato la Messa l'arciprete del Duomo, Gianantonio Borgonovo. Poi il cardinale Angelo Scola ha pregato il Rosario. Alla fine ha desiderato parlare: «La personalità del cardinale, la sua storia, il suo essersi speso per la Chiesa e per tutti gli uomini per così lungo tempo, diventi un interrogativo su come noi, lo dico a partire da me, stiamo vivendo la nostra vita». E ancora: «Accompagniamo questo nostro padre e maestro».
Sul libro delle firme, sotto la foto del cardinale che saluta, anche se non sono in tanti a fermarsi per scrivere nome e cognome, impressiona il numero di persone
che vogliono lasciare traccia di sé come «famiglie» e «parrocchie». Nell'elenco spicca qualche guizzo. «Ciao Nigi!» scrive uno. «Grazie, Dionigi!» è la dedica vergata a penna da un altro. È folla, ma piena di volti animati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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