Cronaca locale

«Vi racconto il meraviglioso respiro del vino»

L'enologo Luigi Moio presenta al Westin Palace un viaggio alla scoperta dei profumi Doc

Jessica Bordoni

Il titolo del libro, così evocativo, fa quasi pensare a un romanzo, ma «Il respiro del vino» è l'esatto opposto di un'opera di finzione. Si tratta dell'ultima fatica editoriale di Luigi Moio, uno dei maggiori esperti italiani di viticoltura ed enologia. Impegnato da oltre 20 anni nello studio degli aspetti sensoriali, biochimici e tecnologici degli aromi del nettare di Bacco, Moio è professore ordinario all'Università degli Studi di Napoli Federico II, ma anche enologo consulente presso molte importanti Cantine del Centrosud e infine produttore di vino in prima persona con il marchio Quintodecimo a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino. «Con quest'opera realizzo il sogno di parlare anche al grande pubblico», racconta. «Il tema è affrontato con rigore scientifico, ma con un linguaggio divulgativo alla portata dei tanti appassionati di vino che non possiedono un bagaglio di nozioni specialistiche. Il profumo è generato da molecole invisibili agli occhi e percepibili al naso e lo sforzo è stato proprio quello di far visualizzare gli odori al lettore, ricorrendo a numerosi aneddoti, esempi e illustrazioni». Il volume, pubblicato da Mondadori, sarà presentato stasera alle 19 presso l'Hotel The Westin Palace di piazza della Repubblica, sede della delegazione milanese dell'Associazione Italiana Sommelier. Spiega l'autore: «Il debutto non poteva che essere al Westin, con i sommelier di Ais Milano, perché in un certo senso il libro è nato proprio lì, circa quattro anni fa. Stavo tenendo una lezione sui vini bianchi da invecchiamento e tra il pubblico c'era anche Sandra Furlan di Mondadori, che a fine seminario mi raggiunse e mi disse che dovevo assolutamente andarla a trovare a Segrate Così è stato e questo è il risultato». Venti capitoli e 500 pagine: un vero e proprio viaggio alla scoperta dei profumi in generale e a quelli del vino in particolare. «Oggi la nostra percezione passa soprattutto attraverso la vista e l'udito. A differenza degli animali, l'uomo ha un po' perso il senso dell'olfatto, relegandolo a un ruolo minore. Ma il naso svolge molteplici funzioni fondamentali e, come sottolineo nel libro, tutti i sensi sono strettamente connessi fra loro e si influenzano a vicenda». Il vino è l'unica bevanda che portiamo istintivamente al naso. «Un vino privo di odori è un vino morto», precisa il professor Moio, ed ecco il significato del titolo dell'opera. «L'odore di un vino è di fatto il suo respiro. Estremizzando un po' arrivo a dire che il vino racchiude in sé tutti gli odori del mondo. Proprio come la musica, riesce a stimolare in noi ricordi anche molto lontani, grazie a un processo di individuazione e memorizzazione dei profumi».

E nel futuro della viticoltura italiana, cosa vede? «Saremo sempre più forti se sapremo organizzarci, diventando più professionali. Oggi i consumatori sono più attenti agli aspetti salutistici e alla sostenibilità ambientale.

Rispettare la natura ed evitare gli sprechi è la strada da percorrere».

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