Un viaggio tra le case museo racconta l'anima della città

Per il quarto anno, Fondazione Pini ha scelto l'atelier di un grande autore per un itinerario nella modernità

Un viaggio tra le case museo racconta l'anima della città

Nell'era della globalizzazione della cultura artistica esistono ancora luoghi paragonabili a un'oasi felice. Sono le case-museo, siti resi unici dall'identità dei personaggi che vi hanno dimorato, pensato e prodotto opere irripetibili. Milano ne conta alcuni celeberrimi: come Casa Manzoni, il museo Poldi Pezzoli che fu dimora del collezionista Gian Giacomo e della nobile famiglia Trivulzio, il museo Bagatti Valsecchi, scrigno di arte e arredi rinascimentali; Villa Necchi Campiglio, gioiello della Milano anni Trenta progettata dall'architetto razionalista Pierro Portaluppi; Casa Boschi Di Stefano, anch'essa figlia del Portaluppi che ospita una preziosa raccolta di arte del Novecento. Ma altri luoghi, meno conosciuti al pubblico, rappresentano il cuore nascosto di una città che nel secolo breve ha cullato alcune delle personalità più originali della cultura artistica, letteraria e progettuale. A riscoprirli sotto una luce inedita è l'iniziativa ideata quattro anni fa dalla storica Rosanna Pavoni e dalla Fondazione Adolfo Pini, che hanno dato vita a un circuito di sedici case museo tra dimore, atelier e studi appartenuti a figure che a Milano hanno lasciato un segno indelebile. Artisti, designer e architetti come Vico Magistretti, Achille Castiglioni, Alik Cavaliere, Lalla Romano, Franco Albini: sono solo alcuni dei nomi entrati a far parte della mappa di Storie Milanesi. «Il progetto nasce inizialmente come una piattaforma digitale - racconta Pavoni - che guida il pubblico in un percorso virtuale che dai luoghi di sapere si estende ai quartieri di Milano in cui sono innestati e che in qualche modo li rappresentano. L'obbiettivo è quello di riscoprire la città attraverso i luoghi e il vissuto dei suoi grandi personaggi». Non solo milanesi, s'intende, ma anche oriundi che sotto la Madonnina hanno avuto la consacrazione della propria ricerca. A rendere l'avventura più emozionante e narrativa, l'io narrante dello scrittore Gianni Biondillo che per ogni episodio crea un racconto inedito inventando un dialogo immaginario con l'autore. «Il percorso non parte dalla casa-museo ma, virtualmente, dalla sua soglia, dalla sua finestra - dice Pavoni - ovvero dai luoghi domestici dell'abitare, per fornire uno sguardo inedito su un pezzo di città attraverso gli occhi di chi ha creato, scritto e progettato».

L'ultimo della serie è stato Vincenzo Agnetti, personaggio sui generis dell'arte concettuale italiana, vicino al movimento spazialista ma anche alla poesia visiva. Stavolta siamo sulla soglia del suo studio in via Machiavelli 30, zona Sempione, dove nei giorni scorsi si è inaugurata la nuova «passeggiata con l'autore». Nato e vissuto a Milano, ma con lunghi trascorsi a New York e in Argentina, Agnetti fu pittore, scrittore, critico e poeta; un personaggio certo da riscoprire attraverso le sue opere e attraverso un archivio che ha sede proprio nel piccolo capannone di via Machiavelli, oggi luogo di studio e di ricerca. Ora la casa-atelier dove Agnetti progettò la sua prolifica produzione di opere che avevano il loro fulcro nella scrittura e nella poeticità dei materiali, è visitabile su appuntamento grazie al progetto di Fondazione Pini.

«Ma lo sguardo di Agnetti - sottolinea la storica - ci ha permesso anche di disegnare un percorso all'interno di un quartiere che, dal Sempione all'Arco della Pace, ha scritto pagine importantissime nella storia dell'architettura nel fiorire massimo della modernità, grazie a progettisti come Piero Bottoni, Giovanni Muzio e Giuseppe Terragni. (Info. storiemilanesi.org).

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