Torna l'inchiesta sulle abitudini sessuali della «Zanzara», il giornalino studentesco del liceo Parini che, nel 1966, destò scandalo tra i benpensanti pre Sessantotto. A riproporre le stesse domande sul sesso (a cui all'epoca risposero nove liceali minorenni) è la testata giornalistica dell'università Statale «Vulcano Statale». Inutile dire che oggi, in epoca di Gay pride e di Lgbt, i tabù di cinquant'anni fa suonano come ingenuità all'acqua di rose. E le risposte dei ragazzi di adesso sono ben più disinibite.
Ai tempi in Italia non c'era ancora la legge sul divorzio, non c'era la legge sull'aborto, la contraccezione era argomento proibito, si diventava maggiorenni a 21 anni. E leggere sul giornalino dei liceali-bene che le ragazze di 16-17 anni parlavano liberamente di «convivenza» e di «rapporti protetti e non finalizzati alla procreazione» bastò per scatenare il putiferio. Gioventù studentesca, l'associazione antenata di Comunione e Liberazione, insorse e denunciò l'offesa al comune costume morale. I tre ragazzi che firmarono l'inchiesta (Marco De Poli, Claudia Beltramo Ceppi e Marco Sassano) furono portati in questura con l'accusa di stampa oscena e corruzione di minorenni, furono sottoposti a una visita medica per verificare che non avessero malattie veneree (la ragazza si rifiutò di spogliarsi) e furono processati per direttissima. Per poi essere assolti. Con la loro inchiesta dimostrarono tuttavia che gli insegnamenti ricevuti sull'educazione sessuale avevano fatto il loro tempo. Solo due anni dopo ci sarebbe stato il Sessantotto.
«L'amore va vissuto secondo coscienza - confessò una liceale - e non secondo limiti decodificati». «Le religione - ammise un'altra studentessa «emancipata» - crea orribili conflitti interiori e terribili sensi di colpa». Altre parlarono di «amore prematrimoniale» scandalizzando l'opinione pubblica.
Nell'inchiesta riproposta da «Vulcano Statale» invece si discute liberamente: la maggior parte degli intervistati dice di aver imparato quello che sa sul sesso grazie a Internet, trova utile che si parli di educazione sessuale ma chiede di approfondire di più. E di farlo dalle scuole medie.
Tuttavia emerge che di tabù ce ne sono ancora tanti (ovviamente diversi da quelli del 1966). I ragazzi intervistati dal Vulcano parlano della «necessità di spontaneità e libertà sessuale” e della necessità di informarsi per «vivere con più serenità l'atto sessuale». E danno un consiglio agli educatori: «Non date per scontato di insegnare il sesso a eterosessuali. Parlate anche di rapporti omo e bisex e fatelo con rispetto».
Soltanto una, tra le molte risposte, denuncia una «totale mancanza di morale» osservando che bisogna «smettere di dire che si può fare quello che si vuole, che tanto c'è il preservativo» e che «bisogna insegnare regole e valori». Qualcuno fa notare l'atteggiamento ancora discriminatorio nei confronti delle donne e della comunità Lgbt.
Nel 1966 il matrimonio veniva visto come qualcosa di certo e vicino, mentre adesso lo si percepisce come un'istituzione a volte «antiquata» o «oppressiva», con «indubbia utilità dal punto di vista legale ma troppo
lontana nel futuro perché ne si abbia una visione precisa».Insomma, i giovani chiedono di parlare con più libertà di sesso. Come fecero allora i ragazzini del Parini, che andavano a scuola con cravatta e tailleur al ginocchio.
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