Cronaca locale

«Un miliardo per far rinascere i Navigli»

Già conclusa la fase di «rodaggio» con l’approvazione di 157 interventi finanziari e l’ apertura di 61 cantieri

Luca Moriconi

Ci sono voluti 600 anni per costruirli. Centocinquantadue chilometri di corso d’acqua suddivisi in cinque canali. Allo svantaggio di essere priva di un fiume navigabile, nel XII secolo Milano aveva rimediato costruendo il sistema dei Navigli. Un sistema innovativo per irrigare, navigare, difendere il territorio e fornire energia. Il primo canale, il Ticinello, fu inaugurato nel 1179, con il sistema delle chiuse ideato da Leonardo. Così la regione poteva godere dei privilegi di una qualsiasi area di costa, e la Darsena - il porto di Milano costruito quando i corsi d’acqua cominciarono a estendersi dentro la città - diventava un punto d’arrivo che per peso di merci sbarcate era quasi pari a quello di Ancona. Poi il declino, l’idea di coprire quello che ormai non serviva più, soppiantato dallo sviluppo del trasporto su gomma e su rotaia. E l’inesorabile fine di quei canali trasformati in attrazione turistica. Oggi, con un miliardo di euro di investimento, i Navigli sono pronti a rinascere, sotto la spinta di una vera e propria rivoluzione, un «master plan» che coinvolgerà le province, i comuni e gli enti del territorio attraversato dai cinque canali d’acqua. Lo hanno promesso ieri i rappresentanti istituzionali e i responsabili della società consortile «Navigli Lombardi», fondata nel dicembre 2003 dalla regione Lombardia, le Camere di commercio di Milano e Pavia, i comuni e province delle due città e il consorzio di bonifica est Ticino Villoresi. L’occasione è stata quella della prima conferenza metropolitana sul tema, con la presentazione ufficiale del «Master Plan Navigli», il piano organico finalizzato a ridisegnare e rilanciare non solo il sistema Navigli vero e proprio, ma anche lo scenario e l’economia di un intero territorio. Un’area di quasi 1.800 chilometri, con una popolazione residente di oltre 3 milioni di abitanti, che sarà interessata da interventi strutturali per un investimento iniziale di un miliardo di euro nel quadriennio 2006-2010. Un progetto che avrà ripercussioni sull’intera Lombardia «e sul resto del Paese», precisa l’assessore regionale Casa e Opere pubbliche, Gianpiero Borghini.
Conclusa la fase di rodaggio con 157 interventi finanziari promossi, 58 già completati e 61 cantieri attualmente aperti, la «Navigli Lombardi s.c.a.r.l.» ora «è pronta a operare a pieno regime - dice il presidente, Ettore Bonalberti - per trasformare in realtà il Master Plan». Il piano, studiato dal Politecnico di Milano, «è una fotografia - continua Bonalberti - che ci ridà l’immagine di una zona e delle sue grandi potenzialità». Con questo piano direttore delle azioni vengono elaborate una serie di competenze di studio interdisciplinari che abbracciano più tematiche. «Dalle principali indicazioni ricavate - spiega il direttore della società, Alessandro Germinario -, la Navigli Lombardi ha individuato sette filoni meritevoli di approfondimento prioritario, quelle che noi abbiamo definito le sette virtù dei Navigli». Ambiente-agricoltura, energia, trasporti e comunicazioni pulite, insediamenti di qualità, paesaggio-turismo-sport e tempo libero: eccole le sette linee di sviluppo ampie che verranno condivise con gli enti locali e le altre istituzioni. A loro il compito di fornire progetti concreti, realizzabili nel breve periodo: piste ciclabili che uniscano tutto il territorio intorno ai canali, reti e percorsi biologici per la fauna, strutture pubbliche per il turismo o la ricettività sportiva, energia alternativa prodotta sfruttando l’acqua dei Navigli, una rete telematica diffusa. In poche parole una città del futuro al servizio dell’intera comunità dei Navigli. «Abbiamo preso come modello progetti già realizzati in altri Paesi - continua Germinario -. Sul tema del turismo, per esempio, ci siamo rifatti ai mulini a vento dell’Olanda: oggi l’energia è prodotta in ben altri modi che tutti conosciamo, ma quelle strutture sono rimaste lì: dentro ci sono «bed and breakfast» e ristoranti. La stessa cosa che possiamo fare con gli edifici e le strutture abbandonate lungo i nostri Navigli».

Il sogno? Entro cinquant’anni riportare indietro le lancette del tempo, ridando vita ai Navigli del passato con le funzionalità del futuro.

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