Roma - Cos’è più stupefacente? Che ogni sera prima d’entrare in scena Liza Minnelli reciti una preghiera di Madre Teresa? O che da anni sogni d’incontrare e di chiedere un’autografo a Mina? Ma tutto è stupefacente, nella vita della stupefacente Liza: dai successi planetari (Cabaret, New York, New York) alle abissali cadute (l’alcolismo, l’encefalite che stava per toglierle l’uso delle gambe e della parola). Non ultimo quel suo vibrante e inarrestabile amore per la vita, che ancora oggi - a sessantatré anni, e alla vigilia del tour che la porterà da Roma (il 29 ottobre) a Firenze, Bologna, Bari, Torino, Campione e Milano (il 14 novembre) - trasmette al pubblico con le sue performance. E rappresenta il genuino e inconfondibile segreto della sua arte.
Signora Minnelli: come fa a rimanere sempre Liza Minnelli?
«Amo la vita. Anch’io ho i miei guai, i miei drammi: come li hanno tutti. E come tutti mi alzo ogni mattina pensando: “Eccomi: si ricomincia”. Mi guardo allo specchio, mi trovo terribile, provo a migliorarmi un po’ col trucco... Ma poi penso: che fortuna ho di essere al mondo! Mi trovo in un posto bellissimo, e mi sento ogni volta tanto, tanto grata per questo!».
Lei è l’emblema della gioia di vivere, eppure la vita non l’ha risparmiata.
«Ringraziando Dio ho il dono della fede. Ho anche un nipote prete, nell’ordine francescano. Ogni sera, mentre aspetto di entrare in scena, dopo essermi truccata e pettinata, dopo aver chiacchierato un po’ con gli orchestrali, mi raccolgo in un angolo e prego. Uso le parole di Madre Teresa: “Signore, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare. Il coraggio di cambiare quelle che posso. E la saggezza di capire la differenza”».
Come sarà costruito il suo concerto?
«Come un grande omaggio ai miei genitori, Judy Garland e Vincente Minnelli, e alla mia madrina Kay Thompson, la grande compositrice e autrice dei più famosi musical della Mgm. Mamma e papà mi hanno fatto i doni più grandi: lei la forza di fare, lui quella di sognare. Kay, invece, è stata un’artista sublime e una grandissima amica. Fu lei a dirmi, una volta: “Ascolta questo disco, e sbalordirai”. Era un lp di Mina. Be’: per me Mina è la più grande interprete del mondo. Io non sono un granché, come cantante; ma Mina è canto puro. Se facesse un concerto mi precipiterei; andrei nel backstage a chiederle l’autografo. È grande!».
Lei che è ormai un classico, oltre le mode e i tempi, come giudica le star di oggi?
«Molte dive di oggi, come Madonna o Britney Spears, mi hanno confessato che il mio stile le ha influenzate. Ma l’aiuto che la musica dà a tutti, ogni giorno, quello non cambia mai. Non capita anche a lei, quando la mattina si alza storto o svogliato, di mettere subito un bella canzone per sentirsi meglio? Io scelgo del rock, della musica brasiliana... qualcosa che abbia quel tempo, quel ritmo che, in fondo, è il battito stesso del cuore. Ma quando voglio sentirmi davvero bene, allora metto Mina».
Perché dice di non essere granché come cantante?
«Ma perché io sono una zingara di Broadway! Voglio dire: amo fare soprattutto spettacolo. E cantare canzoni che raccontino una storia. Il mio stile musicale assomiglia a quello recitativo; le mie canzoni sono tutte come dei piccoli film. Così, nel mio concerto, la prima parte è piena di pezzi jazz e brani firmati da Charles Aznavour, ciascuno dei quali è a suo modo un racconto. Mentre la seconda è Broadway al cento per cento: energia, vitalità, passione. Musica che non puoi ascoltare senza battere i piedi a tempo».
Oltre che celeberrima, lei è anche amatissima...
«Noi Minnelli veniamo dall’Italia, da cento anni in qua abbiamo lavorato tutti nello spettacolo: siamo tutti un po’ pazzi.
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