Cronache

Le minacce della Fiom costano milioni di euro e tremila disoccupati

(...) Proviamo a disegnare lo scenario, di qui a due mesi, considerando però che la consegna della nave nei tempi stabiliti è già alquanto compromessa dallo sciopero a oltranza attuato finora dagli irriducibili della Fiom. Ma se l’intransigenza del sindacato rosso andrà avanti come ripetutamente promesso, la Fincantieri si troverà a pagare una penale di 300mila euro. Al giorno! Totale previsto di uscita dalla casse della società: un milione e mezzo di euro. Ma se questo è il danno, di per sé gravissimo, dal punto di vista economico, ben maggiore risulterebbe per Fincantieri il negativo ritorno di immagine. Che non significa affatto «danno virtuale»: la sconfessione della storica affidabilità dell’azienda, frutto di decenni di eccellenza riconosciuta a livello mondiale, avrebbe una ricaduta concreta e disastrosa sulle future commesse valutabile in qualcosa come 500 milioni di euro e taglio di circa 3mila posti di lavoro diretti e nell’indotto. Insomma, chi si fiderebbe più di Fincantieri, dopo la clamorosa sconfessione di accordi sottoscritti e disattesi alla vigilia della consegna? Oltre tutto, l’armatore-committente, fidando nella regolare partenza della nave per la crociera inaugurale, ha già venduto i biglietti, e quindi sarebbe costretto a rimborsarli, con conseguente, incolpevole figuraccia - a dir poco - nei confronti della clientela. E pensare che l’armatore Frank Del Rio ha già portato avanti da tempo una trattativa per la costruzione di una nuova nave da affidare a Fincantieri...
Ma tutto questo, alla Fiom e a Manganaro, non importa granché. La lotta dura continua a oltranza, come s’è visto anche nelle ultime ore (ne leggete in dettaglio qui a fianco). Chi ha buona memoria ricorda che c’è stato un precedente dello stesso tipo: due anni fa, ad Ancona, un gruppo di manifestanti inquadrati e coperti dalla Fiom hanno bloccato temporaneamente le prove in mare della «Silver Spirit». Ne derivarono pesanti ritardi, pagati in soldoni dalla società cantieristica. Ma la questione non è finita lì: a palese dimostrazione di quanto l’ideale di certi sindacati sia «duro», ma anche «puro», gli scioperanti di Ancona hanno deciso di togliere il blocco e liberare la creatura, ma hanno preteso una specie - come definirla? - di buonuscita, di obolo per l’ampia disponibilità dimostrata. Un premio, ecco, non mi veniva la parola: un riconoscimento dovuto per tanta buona volontà, tanto altruismo disinteressato. Disinteressato all’azienda e al contratto, s’intende, non certo alla mercede, sotto forma di gratifica in denaro. Che fu regolarmente concessa.
Guai a far peccato e pensare andreottianamente, per carità, che i colleghi della Fiom dello stabilimento di Sestri Ponente abbiano solo pensato a una soluzione del genere per la Oceania Riviera. Figurarsi se l’ha solo pensato uno come Manganaro che, quando pensa, lo fa solo nell’interesse dei lavoratori. Oddio, magari non lo fa, non ci pensa, nei confronti di quei lavoratori che non hanno lo stesso ombrello di «ammortizzatori sociali». Tanto per dire: i cassintegrati Fincantieri riceverebbero 1400 euro netti al mese, il prezzo offerto dall’azienda per chiudere la vertenza che corrisponde a uno stipendio ambìto da parecchi. Una somma comunque non indifferente, se paragonata a tanti altri dipendenti che vorrebbero continuare a lavorare e non sono garantiti né dalla cassa integrazione, né dall’articolo 18 (che vale per le aziende con più di 15 dipendenti, vero signor filantropo Manganaro?), e nemmeno dai sindacati durissimi e purissimi e minacciosissimi. Forse sarebbe opportuno che gli irriducibili della Fiom pensassero loro, visto quello che non pensa il loro condottiero, agli «invisibili - come ha scritto «Libero» -, i cassintegrati da 700 euro al mese delle cooperative sociali cui vengono tagliati gli appalti, i dipendenti del commercio mandati a casa, e la Generazione 1000 euro, giovani precari per cui non esiste alcun ammortizzatore sociale».
Ma forse pretendiamo troppo da chi - grande Manganaro! - ha annunciato: «Da ora saremo più cattivi».

Come se finora non lo fosse stato abbastanza.

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