Enrico Lagattolla
Unimprovvisa follia. Un padre che chiede lennesima «udienza» a un preside perché trasferisca la figlia in unaltra sezione, e riceve lultimo dei rifiuti. Il vaso che trabocca. Luomo si barrica nellufficio del direttore dellistituto, estrae una pistola e lo minaccia. «Cambi sezione a mia figlia». Pochi minuti di terrore, poi larrivo delle forze dellordine, larresto e la condanna per direttissima: un anno e quattro mesi di reclusione.
Lunedì della scorsa settimana, allistituto professionale per il commercio Cavalieri di via Olona, a pochi passi da SantAmbrogio. Il preside Saverio Aufiero riceve Nicola G., unex guardia giurata 40enne, la moglie e la figlia di 16 anni. Non è la prima volta. Chiedono, i genitori, che la ragazza possa cambiare sezione. In quella in cui si trova - spiegano - è maltrattata dai compagni. Storie di piccole crudeltà giovanili, di soprusi quotidiani, di prepotenze e offese, tra cui quella di aver portato i pidocchi a scuola. Per la giovane può bastare così. In quella classe non ci vuole più stare.
Lo stesso dicono il padre e la madre, e non una volta sola. Ma, a quanto racconta luomo, Aufiero risponde sempre con un secco diniego. «Ero esasperato», ripete a Francesca Vitale, il giudice della decima sezione penale del tribunale di Milano davanti a cui si è tenuto il processo.
Parla di quella mattina. Quando la moglie lo chiama al telefono per dirgli che ancora una volta il preside si è rifiutato di accettare le loro richieste. Allora Nicola G. prende la pistola (che detiene regolarmente), sale su un taxi e raggiunge la scuola. Sale al primo piano, irrompe nello studio del preside da dove fa uscire madre e figlia, chiude lingresso dallinterno con una cassapanca, estrae la pistola e mette il colpo in canna. Fuori di sé.
Solo le urla della donna lo trattengono. «Non fare sciocchezze», gli grida dallaltra parte della porta, mentre il personale della segreteria del Cavalieri chiama il 112. E allarrivo dei Carabinieri, luomo esce spontaneamente e si consegna ai militari.
Arrestato, viene portato a San Vittore, dove resta fino a sabato in attesa del processo per direttissima. Sabato, la decisione del giudice Vitale, che dopo patteggiamento lo condanna a un anno e quattro mesi di reclusione con laccusa di porto (e non detenzione) illegale di armi. Pena sospesa, luomo è incensurato. Ma nonostante il preside non sporga denuncia, il pubblico ministero Luciana Greco trasmette gli atti alla procura, perché Nicola G. venga perseguito dufficio per il reato di minaccia aggravata.
In via Olona, intanto, nessuno ha voglia di parlare. Non Aufiero, che chiuso nel suo ufficio si rifiuta di commentare laccaduto, né la vicepreside Daniela Merlo. Che, allargando le braccia, ricorda solo che sono stati «momenti di vera paura».
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