Erica Orsini
da Londra
L'ennesimo problema del primo ministro britannico Tony Blair si chiama Ruth Kelly, l'attuale ministro per le Pari opportunità. La signora, senza troppo curarsi di eventuali conseguenze, ha evitato di rispondere per due volte consecutive alla domanda se l'omosessualità fosse un «peccato». Poiché glissare in casi come questi è quasi peggio che dare una risposta diretta, ieri il quotidiano The Independent ha sbattuto la Kelly in prima pagina assieme a un ritrattino dell'interessata piuttosto inquietante. Soprattutto per Blair e il suo governo che già reggono a fatica la guida di un Paese in cui la comunità gay costituisce una fetta significativa della popolazione.
L'esecutivo laburista deve peraltro esserne ben consapevole dato che le presenze omosessuali proprio al suo interno non sono mai mancate. Se poi si pensa al fatto che in Gran Bretagna alcuni dicasteri hanno perfino tolto la dicitura «omosessuale» dai documenti ufficiali per sostituirla con la meno offensiva «gay», l'ambiguità del nuovo ministro non poteva passare inosservata. Ieri un sondaggio effettuato su un sito gay ha rivelato che il 93% degli intervistati ritenevano che Blair dovesse riconsiderare la nomina della Kelly. La quale è ovviamente caduta vittima di una trappola giornalistica anche perché dietro a queste domande si cela la sua discussa appartenenza all'organizzazione cattolica Opus Dei. Già quando era segretario per l'Istruzione la signora Ruth - madre di quattro figli - si era rifiutata di interrompere i suoi rapporti con l'associazione. «Sono abituata a questo tipo di domande - ha risposto alla Bbc che l'aveva interpellata sull'omosessualità - quando passo da un dipartimento all'altro mi chiedono sempre "si può essere cattolici e gestire un ministero?" La risposta è sì. Credo fermamente nell'equaglianza e ritengo che ognuno debba essere protetto da ogni genere di discriminazione».
Sul diritto degli omosessuali di adottare un bambino però ha nuovamente abbozzato. E questo silenzio non aiuta Blair, che secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Daily Telegraph è diventato anche il leader laburista più impopolare nella storia moderna del partito. E forse - benchè lui neghi - l'annuncio della data delle sue dimissioni dev'essere più vicino di quanto il premier abbia voluto far credere nei giorni scorsi quando si è rifiutato di fissare un termine preciso per il passaggio delle consegne.
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