Egregio dottor Granzotto, leggo con una certa sorpresa la sua risposta sugli Ogm. Lei è ovviamente libero di pensarla come crede. Per quanto mi riguarda, poiché mi tira in ballo, posso assicurarle che non ho un atteggiamento «ideologico» nei confronti di alcuna materia, tanto meno degli organismi geneticamente modificati. Ho unopinione che si è formata ragionando con i contadini, leggendo le carte delle multinazionali e girando un po il mondo. Rilevo che la stessa amministrazione Obama sta, con prudenza, modificando i suoi convincimenti. Mi pare piuttosto che sia lei ad avere un pregiudizio positivo. Siccome chiunque conosca la terra sa che non bisogna avere fretta quando ci avventuriamo in percorsi che potrebbero essere senza ritorno, invito anche lei a non averne. È ampiamente dimostrato, infatti, che gli Ogm non potranno risolvere in breve tempo nessuno dei grandi problemi che affliggono lagricoltura europea. Qualche danno invece è certo che possano infliggerlo, pensi soltanto alla contaminazione. Ma lei, che è di sicuro un ottimo giornalista e storico, queste cose le sa già. Lasci a me la responsabilità dellimporre prudenza a tutti. Con rinnovata stima,
Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali
Conosco come lei la terra, caro ministro, e dunque so bene che con quella non bisogna avere fretta, anche perché non ce la concede. Ma qui si parla daltro, si parla di adottare o meno una semente geneticamente modificata. Della quale si sa che non è dannosa alla salute (o, come maliziosamente preferiscono dire gli anti Ogm, che non è provato che sia dannosa alla salute). Se però il non aver fretta significa che vogliamo star certi che non risulti dannosa, hai visto mai, anche alle prossime tre o quattro generazioni - il «principio di precauzione» è tutto qui - la flemma diventa, mi scusi, sa, malavoglia. Lei dice che comunque vada gli Ogm non potranno risolvere in breve tempo nessuno dei grandi problemi che affliggono lagricoltura europea. Certo che no. Però aiutano. Se la patata Amflora ha successo (e lha: sennò perché coltivarla?) ne ha da guadagnare lagricoltore che lha adottata e che forse stentava a vendere, sul mercato alimentare o industriale, il suo raccolto. Dando poi unocchiata fuor dellEuropa, non vorrà negare che gli Ogm hanno raddrizzato non poco agricolture prima assai malmesse. Un esempio, anche se sono cose che lei conosce a menadito: prima dellavvento delle sementi geneticamente modificate, sebbene fosse il terzo maggior produttore al mondo di cotone lIndia precipitava al settantesimo come redditività per ettaro. Con lintroduzione degli Ogm la produzione è invece passata dun colpo da 300 a 600 chili per ettaro, con un vantaggio commerciale di 250 dollari, sempre per ettaro, ovviamente. Sono cifre, caro ministro, che non possono che alimentare il mio pregiudizio positivo sugli Ogm. Al quale la pregiudiziale negativa oppone questo bislacco ragionamento: non è provato che indossare magliette di cotone Ogm danneggi la salute, ma per il «principio di precauzione» meglio astenersi dal farlo. Sempre per il principio cautelativo si è imposto allAfrica, e questo è scandaloso, di non coltivare (pena una forte stretta sugli aiuti economici) quel «golden rice» transgenico in grado di sopperire alla carenza di vitamina A che porta alla cecità centinaia di migliaia di bambini del Terzo mondo. Gli argomenti per deciderne il bando? Il «golden rice» avrebbe aperto la strada alla introduzione degli altri Ogm e in ogni modo non avrebbe potuto risolvere, ma solo alleviare i problemi causati dal deficit vitaminico.
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