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«Il mio erede al Pirellone? Dirò la mia»

(...) Passando dalla teoria alla pratica, Roberto Formigoni ha le idee chiare e ambisce a un ruolo da ministro pesante (Interni o Esteri sono sempre stati i suoi favoriti). O addirittura all’incarico che fu di Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza della Consiglio. Alla domanda diretta fa cenno di sì con la testa e con gli occhi. La richiesta è talmente sbalorditiva che sembra messa sul piatto per farlo saltare, tanto più che è accompagnata dalla volontà di controllare il passaggio di testimone e, magari, anche chi lo prenderà in mano dopo di lui: «Ritengo parecchie persone degne di fare da successore, ma oltre alle garanzie sul metodo, soprattutto è importante il lavoro di squadra, perché la Regione è forte anche grazie alla sua macchina. Per questo chiedo che chi verrà dopo di me voglia avvalersi ancora di questa squadra». Insomma, dice di voler scegliere il governatore e consegnargli il pacchetto completo di assessori e dirigenti.
«Non sento Berlusconi da otto giorni» l’appello lanciato davanti alle telecamere di Porta a porta una settimana fa, sperando di avere rassicurazioni precise sul ministero che sarebbe andato a occupare («un luogo da cui poter mettere in moto il rinnovamento che ho messo in moto in Lombardia»). Adesso racconta: «La scorsa estate ho parlato con Berlusconi di queste prospettive e le ho condivise con lui. Poi ci siamo risentiti e avremo incontri nei prossimi giorni».
Senza «una posizione influente» è abbastanza pragmatico da preferire quel che fa e può continuare a fare per il quarto mandato, ovvero il presidente della Regione. Magari puntando a un salto in Europa quando si andranno a ridisegnare gli equilibri dell’Ue con il voto del 2009.

E c’è già chi lo vede commissario o in corsa da presidente del Parlamento europeo. Come ha detto agli studenti di giornalismo dello Iulm, «non bisogna vergognarsi di volere le leve del potere, uno deve essere giudicato per come lo utilizza». L’ambizione non gli fa difetto.

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