Da vecchio fan mi chiedo: e se Francesco Guccini avesse - legittimamente, umanamente - finito lispirazione? Se, arrivato ai settantanni, il modenese che ha cambiato la storia della canzone italiana avesse - come è possibile, e forse addirittura inevitabile - esaurite le storie da raccontare in versi e in accordi? Non ci sarebbe in fondo niente di grave: anche perché in cascina Guccini ha repertorio per una serie pressoché infinita di concerti come quello di domani ad Assago.
Ma la domanda è inevitabile, e si basa se non altro su una constatazione statistica: lultima raccolta di canzoni inedite incisa da Guccini, Ritratti, risale ormai al 2004 (si potrebbe aggiungere che non è certo il più memorabile dei suoi dischi, e comprende anche due pezzi singolarmente «piacioni» come Piazza Alimonda e Canzone per il Che: ma questo è un altro discorso), cioè a sei anni fa. Si tratta del periodo di silenzio creativo più lungo dal remoto 1966. La formidabile capacità creativa che nel giro di soli otto anni, tra il 1970 e il 1978, lo portò a incidere ben sette dischi affollati di capolavori, era probabilmente irripetibile.
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