Miracolo di Alcalá

Nel libro I miracoli eucaristici e le radici cristiane dell'Europa, di Sergio Meloni (Esd), si legge che nel 1597 nella chiesa dei gesuiti di Alcalá, in Spagna, un uomo chiese di confessarsi. Disse di appartenere a una banda di predoni moriscos (musulmani battezzati) che avevano saccheggiato diverse chiese nei dintorni. Quale segno del suo pentimento riportava ventiquattro ostie consacrate. Il superiore, subito informato, stabilì che era meglio non fidarsi, giacché si conoscevano casi analoghi, come a Segovia e Murcia, dove però le ostie restituite erano risultate avvelenate. Così, le ostie furono riposte in una teca. Undici anni dopo, una ricognizione le trovò perfettamente integre. Si volle fare la prova del nove e le si portò in una cantina umida insieme ad altre ma non consacrate. Trascorsi sei anni, queste ultime erano completamente disfatte, mentre le prime erano ancora perfette. Fu ordinata un'inchiesta e, dopo gli esami ufficiali, nel 1619 fu proclamato il miracolo, che l'anno seguente ricevette la venerazione del re Filippo III e di tutta la corte. Ma nel XVIII secolo il re «illuminato» Carlo III decretò l'espulsione dei gesuiti dall'impero spagnolo e le ostie miracolose dovettero essere spostate. Si giunse così al XX secolo e alla guerra civile del 1936. Si scatenò la caccia al cattolico e la chiesa dove stavano le ostie venne incendiata.

Tre gesuiti, di cui non si conoscono i nomi, si assunsero l'onere di nascondere le preziose ostie. Ma i tre vennero assassinati dai rojos e ancora oggi nessuno sa dove siano finite le reliquie di quel lontano miracolo.
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